The Flash 3×21, “Cause and Effect”: la recensione

La nostra recensione del ventunesimo episodio della terza stagione di The Flash, intitolato “Cause and Effect”

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Spoiler Alert
Nel ventunesimo episodio della terza stagione di The Flash, intitolato Cause and Effect e diretto da David McWhirter, scopriamo davvero chi è Savitar, dopo che nelle battute finali dello scorso capitolo ci era stato rivelato che all'interno dell'armatura del sedicente "Dio della Velocità" non c'era altri che una versione malvagia e presumibilmente futuristica dello stesso Barry Allen. Il main villain di quest'annata dello show, infatti, non è altri che un residuo temporale del protagonista, che Barry ha creato quattro anni nel futuro rispetto al presente della narrazione, proprio per sconfiggere Savitar: si viene a creare, quindi, un vero loop temporale, un paradosso che, per quanto possa sembrare bizzarro, è di fatto una soluzione originale e soprattutto coerente, che non ci ha delusi.

Con questa consapevolezza, Flash e il suo team cercano di elaborare un piano per togliere al loro avversario il vantaggio di conoscere in anticipo tutte le loro mosse, che prevede il privare lo stesso Barry della sua memoria a breve termine: immancabilmente, però, niente va come previsto, e sia il protagonista che il suo avversario rimangono vittime di una totale amnesia, che porta a una serie di sfortunati eventi.

Nel frattempo, Tracy Brand continua a lavorare assieme a HR alla sua "trappola" per imprigionare Savitar nella Forza della Velocità e Killer Frost propone al Team Flash un'offerta difficilmente rifiutabile.

Ribadendo a chiare lettere come il twist narrativo più importante di questa terza stagione di The Flash sia una trovata davvero molto apprezzabile e ben congegnata, dato che ogni domanda al riguardo - anche quella legata alla serie TV Legends of Tomorrow - ha trovato la sua appagante risposta, e nonostante le conseguenze fortemente drammatiche alle quali questa rivelazione ha fisiologicamente portato, Cause and Effect è - un po' inaspettatamente - un episodio dai toni comedy, in modo esagerato e fuori contesto. Per quanto le vicissitudini che il Barry Allen smemorato si trova a vivere strappino un sorriso sincero in un paio di occasioni - in particolare la parte iniziale della testimonianza in tribunale - alla lunga, le continue gag e momenti comici stancano sensibilmente lo spettatore, che si aspettava, lecitamente, altro. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un capitolo della storia eccessivamente decompresso, che deve fungere da ponte tra un atto e l'altro della stessa: a conti fatti, dunque, ciò che avviene in questo episodio è abbastanza, se non del tutto, inutile ai fini della trama generale, un "tutto fumo e niente arrosto" che insaporisce ben poco un brodo che in questo caso è stato maldestramente diluito.

Preso in modo a sé stante Cause and Effect non dispiacerebbe nemmeno troppo, poiché ben confezionato - specie sotto il profilo registico - ma in questo momento di forte climax della trama generale ha lo stesso effetto di un coito interrotto.

Venendo ai riferimenti ed easter eggs ai fumetti DC e non solo, segnaliamo che il rimando a "Bart Allen" non è per nulla casuale: nei comics, infatti, esiste davvero un personaggio che ha questo nome, il quale è il nipote di Barry proveniente dal futuro, velocista e supereroe anche lui, noto dapprima con il nome in codice di Impulso e poi di Kid Flash. In questo episodio fa anche il suo esordio il villain piromane Heat Monger - precedentemente catturato da Flash, anche se noi non lo sapevamo - il quale ha un corrispettivo omonimo nella continuity dell'Universo DC, membro del team di super criminali nazisti noto come Brigata Ariana: la grande differenza è che però nei fumetti questo villain è di sesso femminile, mentre nello show è un uomo di nome Lucius Coolidge.

Non manca infine un omaggio molto geek ed extra DC Comics alla celeberrima saga sci-fi di Star Trek, in riferimento all'episodio in cui la personalità del Capitano Kirk fu scissa in due parti, una benigna e l'altra malvagia.

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