The Flash 3×19, “The Once And Future Flash”: la recensione

La nostra recensione del diciannovesimo episodio della terza stagione di The Flash, intitolato “The Once And Future Flash”

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Spoiler Alert
Nel diciannovesimo episodio della terza stagione di The Flash, intitolato The Once And Future Flash e diretto da Tom Cavanagh, Barry decide di viaggiare nel futuro alla disperata ricerca di potenziali informazioni che possano rivelargli l'identità di Savitar e come fermarlo, prima che il villain uccida a sangue freddo la donna che ama, Iris. Con il tempo sempre più agli sgoccioli, Flash giunge nella Central City del 2024 solo per trovarsi in una realtà oscura e distopica, nella quale Iris non è più in vita, i suoi amici sono persone radicalmente diverse, i suoi avversari - come Mirror Master e Top - imperano e non c'è più alcuna traccia del Velocista Scarlatto. Il protagonista deve dunque fare una scelta: essere l'eroe di cui il futuro ha bisogno, o voltarsi dall'altra parte?

Nel frattempo, nel presente, Julian ha scelto di rimuovere i dispositivi che impedivano a Caitlin di trasformarsi nel suo alter-ego malvagio al fine di salvarle la vita, ma questo ha fatto sì che Killer Frost sia finalmente libera di attaccare i suoi nemici e fuggire indisturbata.

Dopo una pausa di tre settimane anche The Flash fa il suo ritorno con un episodio di grande impatto emotivo ma di poco spessore narrativo, diretto da Tom Cavanagh, che - per chi non lo sapesse - è l'interprete della varie versioni del personaggio di Harrison Wells che si sono avvicendate nelle tre stagioni della serie TV, il quale oltre a essere l'attore più frizzante del cast dello show, si rivela anche un regista capace.

The Once And Future Flash riporta in scena uno dei tòpos classici - il viaggio nel tempo - della mitologia di Flash, proponendoci un contesto narrativo rivoluzionato, in cui lo status quo di tutti i personaggi è molto diverso da quello a cui siamo abituati; per quanto una storia del genere possa essere esteticamente affascinante ed emotivamente trasportante, non possiamo sottrarci dal sottolineare quanto questo episodio sia una parentesi sostanzialmente inutile. Gradevole, certo, ma inutile ai fini della trama generale, perché ciò che cambia davvero tra il "prima" e il "dopo" il viaggio di Flash nel futuro è un dettaglio davvero esiguo, la cui rivelazione poteva essere fatta con una soluzione di sceneggiatura sicuramente più coerente e rapida.

Paradossalmente, un contesto narrativo come questo, sostanzialmente illibato, poteva rappresentare l'opportunità - sprecata - di osare e sperimentare di più, proponendoci una storia più originale e incisiva, proprio perché se alla fine Barry riuscirà davvero a salvare Iris, questo futuro non esisterà più, de facto. Il lavoro di Cavanagh è inoltre molto cauto: l'attore novello regista - anche se a dire il vero ha diretto già tre episodi della serie TV Ed, in passato - confeziona una regia attenta ma abbastanza sterile, in cui la camera fa il suo compitino senza mai osare, con soluzioni fondamentalmente accademiche; questa scelta, va detto, evita scivoloni e permette alla narrazione di scorrere tranquilla sino alla sua conclusione.

The Once And Future Flash - il cui titolo è un chiaro rimando al romanzo The Once And Future King di T.H. White, pubblicato come Re in eterno in Italia - si ispira a un capitolo della prima e originale serie TV The Flash, quella andata in onda nei primissimi anni Novanta e con protagonista John Wesley Shipp: in Fast Forward - quattordicesimo episodio della prima stagione di questo show - il protagonista viaggiava accidentalmente dieci anni nel futuro mentre per impedire un disastro, solo per scoprire che in sua assenza uno dei suoi nemici era diventato il sindaco della sua città, con i suoi alleati dispersi e disillusi a causa della scomparsa del loro amico ed eroe.

Infine, in The Once and Future Flash, il Velocista Scarlatto del futuro indossa una nuova versione del suo costume, di un rosso più chiaro e con inserti dorati ben evidenti, molto più simile a quello della sua controparte a fumetti, sebbene non vi sia ancora traccia degli iconici stivali gialli.

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