The Family Plan, la recensione

The Family Plan è forse utile solo come caso di studio di cosa sia, ad oggi, il veloce riciclo che la Hollywood dell’action/comedy fa dei propri successi.

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La recensione di The Family Plan, disponibile su AppleTV+ dal 15 dicembre

Ma quante volte l’abbiamo già visto un film come The Family Plan? Parliamo del filone del papà-è-uno-sfigato-ma-in-realtà-è-super-cool, di cui Io sono nessuno (con un Bob Odenkirk a briglia sciolta) è il più virtuoso esempio recente. Non a caso quel film era scritto da Derek Kolstad, il creatore di John Wick: e non a caso, a sua volta, anche The Family Plan cerca di emulare quel mood da antieroe tutto-mistero e tutto-acrobatico che, tuttavia, questa sceneggiatura di David Coggeshall riesce a malapena a sfiorare.

Diretto da Simon Cellan Jones, The Family Plan è infatti quel tipo di film d’azione/commedia farcito di stereotipica coolness e facile ironia, che cerca di così tanto di rientrare nel genere (coprendo tutte le caselle: il personaggio, la situazione e relativo dispiegamento, le battute, le scene adrenaliniche) da risultare completamente privo di personalità.

Il protagonista è - non a caso - il volto della Hollywood action-comedy Mark Wahlberg, qui l’ordinary man Dan Morgan. Dan è un padre tanto affettuoso quanto protettivo con i figli, amorevole con la moglie Jessica (Michelle Monaghan) e così tanto perfetto da essere noioso persino per la sua famiglia. Jessica sogna l’avventura di un viaggio improvvisato, un desiderio che si realizza quando Dan propone un road trip di famiglia a Las Vegas. Peccato che la vera motivazione del viaggio sia la fuga di Dan da una serie di assassini e il loro capo, il quale non ha mai perdonato Dan per avere abbandonato il mestiere: fare il serial killer di criminali per il governo.

E così tra fughe in macchina, il continuo cambio di location e il segreto-di-papà che il protagonista condivide soltanto con lo spettatore, The Family Plan si concentra così tanto sulla cura della messa in scena e nel creare la bella immagine che sorvola da pensare di poter sorvolare sulla sua pecca principale: la credibilità del movente. Che la storia sia pericolosamente vacillante lo capiamo però ben prima, quando a Dan si risveglia l’orgoglio sopito dopo che un tizio a caso lo prende in giro perché gli ha fatto una foto mentre si baciava con la moglie (ma che razza di incidente scatenante può essere?!). Da lì la motivazione cambia - arrivano i killer, capiamo che non è una persona “normale” - ma l’incosistenza permane, perché non ci viene mai fatto capire perché questa gente ce l’abbia con lui, e perché il governo dovrebbe agire così platealmente nei suoi confronti. Praticamente in un colpo solo mancano tutta la base di empatia con il personaggio e l’intera credibilità del racconto.

Non c’è quindi esplosione o cazzotto che tenga, men che meno i momenti forzatamente simpatici (papà fa slalom tra le macchine in corsa mentre tutti dormono, tranne il neonato che se la ride di gusto): è impossibile provare un briciolo di sentimento verso questa famiglia. The Family Plan è forse utile solo come caso di studio di cosa sia, ad oggi, il veloce riciclo che la Hollywood dell’action/comedy fa dei propri successi.

Siete d’accordo con la nostra recensione di The Family Plan? Scrivetelo nei commenti!

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