The Fall (prima stagione): la recensione

Il nostro commento alla serie con Gillian Anderson trasmessa lo scorso maggio dalla BBC

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... o Le conseguenze dell'odio, parafrasando il titolo di un film di Sorrentino. La serie ideata da Allan Cubitt e andata in onda lo scorso maggio sulla BBC inquadra il momento di fortuna, apparentemente intramontabile, vissuto dai serial killer in tv con un nucleo centrale che sembra influenzato da Uomini che odiano le donne. In appena cinque episodi The Fall riveste lo scheletro del classico thriller investigativo di una pelle che raramente siamo abituati a vedere in questo genere. Risultato è un curioso ibrido, che lavora sul dialogo a distanza, spesso sottolineato dalle scelte di montaggio, tra le personalità dei due protagonisti principali, il serial killer Paul Spector (Jamie Dornan) e la detective Stella Gibson (Gillian Anderson) e che più che sull'indagine in sé regge il proprio avanzamento sulle tensioni che muovono questi caratteri.

La messa in scena cupa, grigia, spesso fatta di lunghi silenzi quasi contrasta con una scrittura che rivela tutto fin dalle prime battute. Non c'è mistero, non c'è spazio per i dubbi. Il killer della nostra storia è un padre di famiglia, consulente matrimoniale, di nome Paul Spector. Decisamente di bell'aspetto, l'uomo si scaglia con violenza contro le donne di successo, godendo nel gettarle giù dal successo che si sono costruite, giocando con loro come il gatto con il topo, uccidendole e manipolando i loro cadaveri come fossero bambole. Dall'altra parte della barricata l'oggetto dell'odio di Spencer e la sua nemesi coincidono nella figura del detective Stella, donna matura, forte, sicura di sé e incrollabile.

Ossessivo e maniacale non solo nel racconto, ma anche nella forma adottata, The Fall scandisce con violenza sempre maggiore il dialogo tra le due correnti narrative, quella delle uccisioni e quella dell'indagine, aumentando il ritmo all'avvicinarsi del finale. Difficile tenere il conto dei momenti in cui due scene tipo particolarmente significative, e magari stridenti l'una rispetto all'altra, vengono mostrate insieme con un montaggio alternato che ne aumenta la portata emotiva. Siano scene di sesso, scene di violenza, o magari una semplice filastrocca cantata da una bambina che fa da colonna sonora a immagini di morte. The Fall è nei particolari, in piccoli indizi che fanno dello stesso spettatore il vero investigatore in un'indagine nella quale non cerchiamo un assassino già noto, ma la follia nelle sue motivazioni.

Emblematico fin dai titoli delle puntate (Dark Descent, Darkness Visible, The Vast Abyss), The Fall è il racconto di una caduta in cui gli appigli non sono quelli che sembrano, e in cui la soluzione può provenire dai momenti più insospettabili. La polizia viene dipinta come fredda, quasi antipatica (Gillian Anderson non troppo diversa dal personaggio interpretato in Hannibal), coinvolta solo professionalmente e non emotivamente negli omicidi, mentre il killer non è certo un genio del male e spesso si lascia andare a errori molto gravi. Purtroppo, o per fortuna, il rinnovo per una seconda stagione condanna la serie ad un finale troppo artificioso nell'aprirsi ad un seguito, con un climax poco originale e prospettive di sviluppo di trame parallele alla storia mai veramente interessanti.

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