The Fall (prima stagione): la recensione
Il nostro commento alla serie con Gillian Anderson trasmessa lo scorso maggio dalla BBC
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La messa in scena cupa, grigia, spesso fatta di lunghi silenzi quasi contrasta con una scrittura che rivela tutto fin dalle prime battute. Non c'è mistero, non c'è spazio per i dubbi. Il killer della nostra storia è un padre di famiglia, consulente matrimoniale, di nome Paul Spector. Decisamente di bell'aspetto, l'uomo si scaglia con violenza contro le donne di successo, godendo nel gettarle giù dal successo che si sono costruite, giocando con loro come il gatto con il topo, uccidendole e manipolando i loro cadaveri come fossero bambole. Dall'altra parte della barricata l'oggetto dell'odio di Spencer e la sua nemesi coincidono nella figura del detective Stella, donna matura, forte, sicura di sé e incrollabile.
Emblematico fin dai titoli delle puntate (Dark Descent, Darkness Visible, The Vast Abyss), The Fall è il racconto di una caduta in cui gli appigli non sono quelli che sembrano, e in cui la soluzione può provenire dai momenti più insospettabili. La polizia viene dipinta come fredda, quasi antipatica (Gillian Anderson non troppo diversa dal personaggio interpretato in Hannibal), coinvolta solo professionalmente e non emotivamente negli omicidi, mentre il killer non è certo un genio del male e spesso si lascia andare a errori molto gravi. Purtroppo, o per fortuna, il rinnovo per una seconda stagione condanna la serie ad un finale troppo artificioso nell'aprirsi ad un seguito, con un climax poco originale e prospettive di sviluppo di trame parallele alla storia mai veramente interessanti.