The Fall 3x06, "Their Solitary Way" [finale di serie]: la recensione

Nel sesto e ultimo episodio della terza stagione di The Fall, nonché finale di serie, la resa dei conti tra Stella e Paul deflagra in tragedia

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Spoiler Alert
E vissero per sempre felici e contenti? Nella fiaba di The Fall, nessuno ha mai sperato in una conclusione del genere. Sin dalle prime battute della serie creata da Allan Cubitt, una cappa di cupa disperazione ha gravato sui propri protagonisti; e, con l'inizio della terza e ultima stagione, è parso chiaro come la cattura di Paul Spector non fosse certo sinonimo di cessazione dei problemi per la bella detective Stella Gibson così come per tutte le persone le cui vite fossero state sfiorate dal tocco mortifero del killer.

Così, la tragedia che conclude il viaggio triennale della serie BBC non arriva esattamente come un fulmine a stracciare il lenzuolo di un cielo terso; tuttavia, l'escalation di violenza concentrata negli ultimi cinquantotto minuti di questa storia di sangue colpisce al cuore lo spettatore, sorprendendolo pur senza rinunciare a una ferrea coerenza rispetto alla semina iniziata già dalla prima stagione. Le parentesi su Olivia Spector, Jim Burns e Katie Benedetto sono piccoli ed efficaci flash in un viaggio che, senza dubbio, concentra la propria attenzione sui due fuochi di un'ellissi allucinata: Stella e Paul.

L'ultimo confronto tra i due protagonisti ha il sapore di un duello a colpi di sguardi, che rievoca le atmosfere sospese di Sergio Leone calandole in un contesto antitetico rispetto a quello di qualsivoglia resa dei conti: l'asetticità spoglia e squallida di una sala d'interrogatori. Alla presenza dell'avvocato Sean Healy e della sua assistente, Tom Anderson cerca di incastrare Paul per l'omicidio Harper, avvenuto prima della zona d'ombra coperta dalla presunta amnesia dell'uomo. Gibson resta in silenzio per buona parte dell'incontro, ma conclude l'incontro con una sprezzante analisi dell'uomo che ha di fronte. Un uomo piccolo, miserabile, incapace di assumersi le proprie responsabilità, alla disperata ricerca di attenzione.

La violenza di Paul deflagra, lasciando Tom con un braccio fuori uso e Stella sanguinante a terra, dopo una serie di percosse interrotta solo dall'ingresso nella stanza di alcuni agenti. Ricondotto nella clinica psichiatrica in cui viene monitorato dal dottor Augustus Larson, Paul mette quindi in scena il proprio ultimo atto. Con la complicità del succube - e probabilmente invaghito - Mark, compie il suo ultimo omicidio e, in un'ebbrezza che mescola in sé pulsione erotica e mortale, si toglie la vita asfissiandosi. È la corona agghiacciante e desolata di un essere umano allo sbando, che ha trovato solo nell'omicidio una legittimazione del proprio esistere, straziato da dolori e abusi che hanno fatto germogliare il seme del male dentro la sua devastata coscienza.

Coadiuvate dalla regia sempre sobria ma immersiva di Cubitt, le performance di Jamie Dornan e Gillian Anderson si confermano fino all'ultimo tra le più misurate e vivide che la televisione recente ricordi. Non vi è ostentazione della sofferenza, non vi è ricattatorio patetismo nel loro mostrarsi fragili e imperfetti. È grazie a questo rigore di tinte che la disumanità di Spector riesce ad assumere una dignità tutta umana, a comporre il ritratto di un'anima immune dal senso di colpa, trascinata nel baratro della follia da una sventurata concatenazione di eventi. Stella sopravvive a Paul solo per raccogliere le ceneri della propria solitudine: The Fall è avara di contentini, e non ci concede neppure il lusso di un'apertura sul suo intimo, quasi eremitico quadro finale, che vede la detective rientrare a Londra e chiudersi a pensare, con l'unica compagnia di un bicchiere di vino rosso e della posta accumulatasi in sua assenza.

La vita va avanti, ci suggeriscono le buste che inizia ad aprire sul tavolo del salotto, con un vaso di fiori appassiti a farle da testimone silenzioso, e ci sentiamo quasi in colpa a osservarla in questa intimità, in un gioco di riflessi che richiama alla mente il voyeurismo malato di Spector. Eppure, vorremmo restare ancora con lei, seguirla maggiormente nel suo privato, addentrarci nei meandri di quella vita che The Fall ci ha raccontato solo in frammenti; che la serie trovi o meno un modo, in futuro, di adempiere ai desideri dei fan, è materia ancora insondabile. Ciò che resta, per ora, è la sensazione di aver assistito a un dramma corale e, al tempo stesso, intimo, che ha centellinato con cura ciascuno dei propri ingredienti, a creare un piccolo gioiello di sottrazione che resterà nel cuore del pubblico per molto, molto tempo.

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