The Expanse 1x01 "Dulcinea": la recensione

Arriva su SyFy The Expanse: un'ambiziosa e ostica operazione di worldbuilding, con vari punti deboli, ma anche intrigante

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Sembra essere tornata un po' di ambizione dalle parti di SyFy. E ci voleva una saga letteraria di successo, e ancora in corso, per riportare il buon vecchio network della fantascienza a livelli dignitosi. Che poi The Expanse possa tradursi in una immensa promessa mancata è senza dubbio una possibilità, ma dopo aver visto il pilot possiamo quantomeno affermare che la trasposizione dei romanzi di James S.A. Corey (pseudonimo dietro il quale si trovano due autori) farà un tentativo per sorprenderci. Interpretazioni non al massimo, uno stile anonimo e una serie di punti deboli sparsi un po' ovunque, ma dietro tutto questo un background importante, tanti generi che si incontrano e una forma del racconto accattivante e coraggiosa.

Sistema solare, 23° secolo. Salgono le tensioni fra la Terra, Marte e gli insediamenti coloniali nella fascia degli asteroidi. Seguiamo tre storie nel pilot, quella di una nave che capta una richiesta di salvataggio e decide di prestare soccorso, quella di un detective che deve rintracciare una ragazza scomparsa, e quella di una personalità politica (?) terrestre che cerca di scoprire qualcosa su dei piani per un attentato sul pianeta. Sullo sfondo di tutto ciò una guerra che incombe, probabilmente qualcuno che vuole dare una spinta in questa direzione, tensioni sociali nella fascia degli asteroidi, dove i "belters" reclamano diritti civili.

La storia non ci accoglie a braccia aperte, c'è molto di non detto, parole in lingue inventate, fazioni che non conosciamo, motivazioni che non possiamo immaginare. Ed è perfetto così. Questo racconto così ostico e ostile è ciò che rende veramente "espanso" The Expanse e che gli dà lo slancio necessario a superare l'orizzonte delle sue storie, che invece sono molto limitate e incomplete. Il processo di worldbuilding non può essere buttato via con leggerezza, deve essere costruito con pazienza (anche degli spettatori) e coerenza, altrimenti perde tutto il suo fascino. Tutto questo non significa che la serie è Game of Thrones nello spazio, ma che l'approccio è quello giusto.

La storia è grande e abbraccia più generi, apparentemente inconciliabili – inutile dire che non abbiamo la minima idea di come queste storie siano collegate – e ognuna a richiamare una specifica ambientazione. La parte della nave spaziale, che è anche la più riuscita delle tre, è quella più avventurosa, quella del detective richiama il noir, mentre quella sulla Terra sembra più giocata sugli intrighi. Le interpretazioni in tutto questo non sono il massimo, mentre stupisce il modo in cui il network appiattisce ogni produzione sulla stessa fotografia irreale e che ci allontana dalla vicenda (in questo caso sì in senso molto negativo).

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