The Exorcist 1x01, "And Let My Cry Come Unto Thee": la recensione

Ecco la nostra recensione del primo episodio della prima stagione di The Exorcist, che soddisfa in parte le aspettative del pubblico, facendo sperare in un aumento della tensione orrorifica

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Spoiler Alert
Esistono titoli intoccabili nel panorama della storia dell'audiovisivo? Fino a qualche anno fa, il concetto di cult si accompagnava all'idea un po' snob che qualunque remake o variazione sul tema di un'opera considerata capolavoro fosse un atto di hybris da punire con stroncature quasi aprioristiche. La prospettiva è, fortunatamente, cambiata nel corso del tempo, grazie soprattutto ad adattamenti rischiosi quanto meritevoli quali Bates Motel o Hannibal, titoli riconosciuti pressoché unanimemente come perle della recente storia televisiva. Sulla scia di questi felici tentativi - non sempre, ahinoi, premiati anche da un successo di pubblico - si vorrebbe inserire The Exorcist, serie targata Fox e ambientata nello stesso universo della celeberrima pietra miliare firmata da William Friedkin nel 1973.

Le strizzatine d'occhio all'opera originale non mancano, ma è chiaro fin da subito che questo pilota, diretto da Rupert Wyatt (L'alba del pianeta delle scimmie) voglia intraprendere una strada tutta sua per condurre lo spettatore negli anfratti più imperscrutabili della psiche, al limite tra patologia ed effettivo contatto col sovrannaturale. Una strada impervia, che passa attraverso la consapevole negazione dei topos del film del '73, dimostrando che no, una testa umana che ruota di 180 gradi non può tornare al suo status naturale.

La relativa sobrietà orrorifica dell'episodio è di certo apprezzabile, in un'ottica di affrancamento dai momenti più puramente gore nella ricerca di un'estetica della paura più sofisticata, ma risulta poco efficace a livello di suspence: lo spettatore non ha mai davvero paura, se non forse negli ultimissimi minuti, in cui un pregevole colpo di scena irrompe a sovvertire i sospetti instillati nel corso della puntata dal personaggio di Angela Rance (Geena Davis), facoltosa signora della borghesia di Chicago costretta ad affrontare la malattia mentale del marito Henry (Alan Ruck) e la possibile possessione di una delle sue figlie adolescenti.

Volendo cercare il pelo nell'uovo, si potrebbe rimarcare come l'episodio non ci fornisca materiale sufficiente per maturare la convinzione che la casa dei Rance sia divenuta albergo di un demone, ed è questa una delle pecche più eclatanti della narrazione. Tuttavia, The Exorcist riesce a sollevarsi grazie a una regia efficace e visivamente suggestiva, a un uso del sonoro di rara sofisticatezza e a un comparto attoriale brillante, in cui spiccano la già citata Davis e la coppia di religiosi Tomas (Alfonso Herrera, recentemente ammirato in Sense8) e Marcus (Ben Daniels), duo dotato di una chimica impressionante e che costituirà una linfa elettrizzante per il prosieguo della serie.

In conclusione: le premesse per un prodotto di qualità in grado di approfondire le psicologie degli accattivanti protagonisti ci sono tutte. Se a ciò si accompagnerà un incremento sensibile della tensione e, quindi, la costruzione di un micro-immaginario horror all'altezza delle aspettative per una serie con un titolo così importante, The Exorcist avrà centrato un bersaglio di tutto rispetto.

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