The Equalizer 2: Senza Perdono, la recensione
Trasformatosi nella versione presentabile di Taxi Driver, The Equalizer 2 ribalta l'originale
The Equalizer 2: Senza Perdono rispetto al primo aggiusta il tiro e raggiunge il suo modello originale, la serie tv che l’ha ispirato. Non è più un thriller d’azione moderno ma torna indietro nel tempo e diventa uno giustizialista, il cui fine è soddisfare lo spettatore indignato per crimini che nella vita vera rimangono impuniti. Ci pensa così Robert McCall a fare giustizia, da sé, fuori dalla legge e con la propria di morale, giusta perché senza appello e di ferro.
Equalizer 2 in buona sostanza è diventato questo: un film per anziani, spaventato dalla violenza urbana e dai soliti vecchi problemi (“la droga!”) ma anche innamorato delle soluzioni con metodi vecchio stampo, voglioso di rimettere in riga i giovani dandogli una ripassata. Tant’è che poi, a dimostrazione della bontà di quei metodi, il risultato è che i giovani scapestrati diventano rispettosi, ubbidienti, inquadrati ed educati. Il dominio delle vecchie generazioni e l’imposizione delle loro regole con la forza. I giovani diventeranno delle brave persone quando faranno quello che diciamo noi e non quello che vogliono loro e trasgrediranno all’interno dei limiti che noi gli diamo.