The English, la recensione
Pur con diverse lacune di scrittura, The English coinvolge e convince grazie alle magistrali prove del cast e a una regia impeccabile
La nostra recensione di The English, miniserie di Hugo Blick disponibile su Paramount+.
Prigionieri del passato
Non è certo libera Cornelia Locke (Emily Blunt), fiera nobildonna che mette piede sul polveroso suolo del Far West alla ricerca di una tardiva vendetta. Determinata a uccidere l'uomo che ha causato la morte di suo figlio, l'agguerrita lady - aiutata da una collaudata dimestichezza con arco e frecce - è però schiava di ombre del suo passato che rischiano di pregiudicare irrimediabilmente anche il suo futuro.
Perfida Albione
Sono gabbie diverse, quelle che costringono i due personaggi, costruite con il solido acciaio del sessismo e del razzismo; le cicatrici (fisiche e non) che entrambi portano con sé sono eco desolato di quelle della terra americana, falcidiata senza pietà proprio da the English. Perché sì, l'inglese del titolo potrebbe essere Cornelia come il suo misterioso carnefice, ma indica soprattutto quegli inglesi che, brutali e feroci, vanno seminando dolore e oppressione in una terra pressoché incontaminata.
In questo senso, la violenza inferta dall'antagonista Melmont (Rafe Spall) alla nostra eroina, così come gli svariati abusi sui nativi, sono eco dello stupro perpetrato dagli Europei ai danni del Nuovo Mondo. The English è disseminato di personaggi pericolosi, mostruosamente perversi e spietati, bramosi di possesso e predominio sul prossimo; nello scenario dipinto da Blick, il West non è più solo terra di potenziali avventure e fucina di ricchezze, ma cruento campo di una battaglia disumana e degradante, che nega ai nativi ogni tipo di diritto sul proprio paese e sulla propria esistenza.
Invisibili
Nessuna sorpresa, dunque, che tra la sensibile Cornelia e il taciturno Eli sbocci un sentimento tanto profondo da valicare il classico concetto di love story; una simbiosi di anime sole, unite dalle tragedie vissute e dalla sete di una giustizia aliena al mondo in cui si muovono, sia esso Europa o America. Cornelia, così come suo figlio, è stata costretta a celarsi in nome di una morale che tramuta le vittime in colpevoli; Eli invoca giustizia contro uno stato che ne ha sfruttato le capacità contro la sua stessa gente, per poi dimenticarsi di lui.
Entrambi anelano non solo a una giusta vendetta, ma a un riconoscimento da parte di una società ottusa e manichea, incapace di comprendere il diverso. Perfettamente in parte, Blunt e Spencer danno vita a un duetto di rara originalità, credibile in ogni sua struggente sfumatura. Impegnati a far germogliare un fiore inatteso e prezioso, i due attori si affidano a un'interpretazione scarna ed essenziale; al loro fianco, Spall brilla nel dar vita a un cattivo grottescamente individualista, perfetto emblema dell'opportunismo devastatore del Vecchio Continente.
Campo lunghissimo
A voler ben guardare, alcune svolte di sceneggiatura di The English risultano poco verosimili, persino calate in un contesto come quello ottocentesco; la mancata punizione di Melmont avrebbe meritato una motivazione in più, fosse anche lo status di ricercato oltreoceano. Per fortuna, il quadro generale non viene mai davvero compromesso da leggerezze o approssimazioni; la trama resta solida, ed evita spesso scappatoie - o lungaggini - che, sottoposti di continuo a prodotti più ingenui, ci potremmo aspettare.
Come in una tela paesaggistica, l'effetto d'insieme è talmente convincente da far dimenticare le piccole sbavature al suo interno. Al contempo viaggio sanguinoso, romanzo d'avventura e bizzarra storia d'amore, The English è un affresco appassionato e sterminato; da dramma personale, assurge ad autentica epopea intrisa di soprusi, senza però cedere mai il passo al melodramma spicciolo. Proprio in virtù del suo rigore e della sua maestosità, ascende senza fatica nel firmamento delle migliori storie di frontiera.