The Elder Scrolls: Legends, dal gioco di ruolo al gioco di carte - Recensione

Una delle serie ruolistiche più importanti di sempre diventa un card game: la recensione di The Elder Scrolls: Legends

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A distanza di circa nove mesi dalla beta The Elder Scrolls: Legends è pronto in versione definitiva, tentando di dire la sua in un mercato sempre più affollato di congeneri, puntando direttamente al bersaglio grosso, quell'Hearthstone a cui si ispira in termini di meccaniche di gioco. Appena avviato il gioco si è chiamati a creare il profilo giocatore e soprattutto a scegliere la razza di appartenenza, una scelta che avrà conseguenze impattanti sul gameplay, dato che ad ogni razza sono associate una o due tipologie di carte con relativo attributo, che si potranno ottenere con maggiore frequenza nei momenti dell'acquisto e dello sbustamento. Scegliendo ad esempio un elfo, si otterranno più facilmente carte legate alla magia, scegliendo i nordici carte legate alla forza bruta, e cosi via. Non si tratta di una scelta vincolante in senso assoluto, ma sicuramente aggiunge un pizzico di strategia in fase di costruzione del mazzo.

Proprio come nel capolavoro Blizzard, è possibile partecipare online a partite amichevoli o classificate, puntando a scalare in quest’ultimo caso una classifica mensile dei migliori giocatori. Il matchmaking funziona nel complesso molto bene, e difficilmente ci si ritrova online a competere con avversari troppo forti o troppo poco competitivi. Altrettanto interessante è la modalità Arena, giocabile contro l’IA o un avversario in carne ed ossa, nella quale comporre un mazzo di trenta carte scegliendo di volta in volta una carta fra un set di tre casuali; una volta creato il deck, si andrà avanti a oltranza, sino a quando non di verrà sconfitti per tre volte, collezionando premi e incentivi sulla base alla performance. Dove The Elder Scrolls: Legends brilla più dei suoi competitor è nella modalità storia, con una narrazione che si fregia di un doppiaggio ben fatto e di scene di intermezzo che raccontano una storia che, pur non brillando per inventiva e profondità, mette di fronte ad alcune scelte morali che non solo determineranno il proseguo della modalità, ma anche le ricompense tra un combattimento e l’altro.

[caption id="attachment_170559" align="aligncenter" width="600"]The Elder Scrolls: Legends screenshot Una tranquilla fase di gioco[/caption]

The Elder Scrolls: Legends appare sin da subito come un titolo familiare, si parte con tre carte e ad ogni mano se ne pesca una dal deck: ognuna ha un suo punteggio energia, si possono calare in campo tante carte quanti sono i punti energia accumulati ad ogni turno, sapendo che ad ogni nuovo turno non solo aumenterà la capacità massima di punti energia accumulabili, ma che tale massimale si riempirà totalmente. Una volta calata in campo una carta creatura si potrà utilizzarla per attaccare una creatura avversaria o l’avatar nemico, puntando a scalare progressivamente i 30 punti vita e a vincere la partita. Dietro un sistema di gioco molto classico e certamente derivativo, trovano tuttavia spazio una serie di idee che contribuiscono a dare al titolo Dire Wolf Digital un feeling distintivo. Ogni carta ha uno o due (raramente) attributi fra forza, volontà, intelligenza, agilità e resistenza, e nella combinazione del deck potranno essere rappresentati al massimo due tra questi attribuiti, oltre alle immancabili carte neutrali, per creare un mix che conferisca una certa libertà nel creare il mazzo da battaglia.

"Scesi nell’arena, si trovano una serie di elementi tattici e distintivi che vanno a raffinare le dinamiche classiche da battaglia"

Scesi nell’arena, si trovano una serie di elementi tattici e distintivi che vanno a raffinare le dinamiche classiche da battaglia; il campo è diviso verticalmente in due, con ovvie ripercussioni strategiche. Se si cala una carta a sinistra, oltre all’avatar avversario questa potrà attaccare solo quelle nella propria zona, e mai quelle della zona opposta, obbligando il giocatore a gestire la disposizione strategica delle proprie forze. Ogni zona ha un’influenza particolare sulle carte, generalmente la zona a sinistra consente di far attaccare direttamente le carte ivi calate senza aspettare il round successivo, mentre quella destra garantisce un effetto copertura fino alla successiva mano. Si tratta di piccole finezze, meccaniche di gioco che non rivoluzionano ma personalizzano l’intero impianto di gioco.  Altrettanto interessante è il sistema delle Rune; ce ne sono cinque a contornare l'avatar, e ogni volta che si perdono cinque punti ferita ne viene sacrificata una in cambio di una carta extra. Se la carta pescata dovesse avere l’attributo profezia, si potrà calarla istantaneamente e senza spendere alcun punto mana. Si tratta di un vero game changer legato tanto al caso quanto all’inserimento pianificato delle carte profezia nel deck, un’ulteriore sfumatura strategica di cui tenere conto.

[caption id="attachment_170560" align="aligncenter" width="600"]The Elder Scrolls: Legends screenshot Il buon comparto artistico viene evidenziato dalle immagini sulle carte[/caption]

Al di là di questi aspetti è tuttavia impossibile non notare la natura fortemente derivativa del gioco, per certi versi davvero molto difficile da valutare. Da un lato verrebbe da dire che The Elder Scrolls: Legends altro non sia che un Hearthstone con qualche leggero elemento di differenziazione, e pertanto forse non troppo interessante dati il diverso livello di maturità dato dal tempo sul mercato e, più in generale, una cura produttiva e stilistica decisamente inferiore, quasi addirittura dozzinale al paragone. D’altro canto sarebbe però ingeneroso bollarlo come semplice clone del gioco Blizzard,perché si tratta di un titolo divertente e ben congegnato, che cerca di emergere con caratteristiche proprie. Oltre a piccoli dettagli di gameplay, è bene sottolineare l’enfasi posta sulla modalità storia e in generale sulle meccaniche PvE (l’arena in single player da giocarsi contro l’IA pare già ottima).

Va inoltre menzionato come Dire Wolf Digital sembri voler spingere sull’accelleratore degli eSports molto più di quanto non interessi farlo a Blizzard. Oltre all’integrazione con Twitch e alla modalità spettatore, dovrebbe infatti debuttare a breve l’annunciatissima modalità sfida, che dovrebbe a tutti gli effetti garantire la possibilità di organizzare tornei competitivi, che andranno oltre le classiche partite classificate. In attesa di vedere queste e altre integrazioni, di registrare il bilanciamento di alcuni deck e carte e di vedere se e come il PvE verrà effettivamente supportato il giudizio è dunque positivo, con qualche riserva, ma fiduciosi che nel giro di pochi mesi (e se la comunità dovesse dargli una chance) si trasformerà in un piccolo gioiello.

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