The Don Rosa Library: Zio Paperone & Paperino vol. 13, la recensione

Il tredicesimo volume della Don Rosa Library propone una delle storie più divertenti dell'autore

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Lo iellato Paperino direbbe che il numero tredici porta sfortuna, ed effettivamente quest'uscita di The Don Rosa Library: Zio Paperino & Paperino è tra le meno ricche della collana. Ciò si rispecchia sulla copertina - che si conferma il principale difetto dell'edizione italiana - realizzata ritagliando un'immagine tratta da una vignetta; il risultato è discutibile e non si avvicina nemmeno all'impatto delle illustrazioni realizzate appositamente per fare mostra di sé sul fronte di un albo.

Come Il Figlio del Sole, prima storia donrosiana con i Paperi, anche Paperino - Il papero del passato e del futuro si basa su un fumetto che l'autore aveva realizzato in precedenza con altri personaggi. Qui, grazie a un elmo costruito da Archimede, i protagonisti viaggiano indietro nel tempo finendo per incontrare Artù e per scoprire il corrispettivo reale delle leggende sui Cavalieri della Tavola Rotonda. Purtroppo l'eccessiva attenzione al rigore storico distoglie Rosa dalla narrazione più divertente e coinvolgente.

Lo stesso difetto è riscontrabile leggendo Il vigilante di Pizen Bluff, nuovo capitolo extra della Saga. L'autore infarcisce la vicenda di figure realmente esistite, mettendo Paperone in secondo piano e aggiungendo ben poco alla sua figura. Così facendo, questo episodio non dimostra la stessa forza dei precedenti flashback sul passato del miliardario, offrendo ben poco di avvincente al lettore. Strappa però un sorriso la creazione del primo fumetto da parte di Angus de' Paperoni, mentre i semi gettati per le storie future sono precursori dei cliffhanger ormai diventati una consuetudine nella narrativa contemporanea.

Zio Paperone e il tesoro dei dieci avatar è una delle avventure esotiche tanto amate da Don Rosa, ma anche qui l'approfondita documentazione - per quanto sia indice di una professionalità e una passione ammirevoli - si ritorce contro alla storia, visto che il meccanismo da cui la storia prende il titolo rende macchinoso il finale di un racconto perlopiù ben strutturato. L'autore riesce infatti a mettere Paperone e i nipoti al centro di un'esplorazione dell'India alla ricerca del tesoro di Alessandro Magno, tra pigri elefanti e spregevoli sultani; il tutto perennemente disegnato con estrema cura per i dettagli, a partire dallo sfarzoso tempio indù.

Se le altre storie dell'albo sono afflitte da difetti più o meno evidenti, l'acquisto di questo numero è giustificato anche solo dalla presenza di Zio Paperone in: Una questione di estrema gravità, una delle storie più spassose - se non la più divertente - tra la produzione di Don Rosa. Amelia colpisce Paperone e Paperino con un incantesimo che "ruota di 90°" la loro gravità, costringendoli a camminare sulle pareti. Dopo l'ennesimo furto della Numero Uno, inizia un assurdo inseguimento lungo le strade di Paperopoli basato su questa variazione delle leggi della fisica, sfruttato al meglio con una sequela di trovate che rendono memorabile questa breve storie di diciotto pagine.

A rendere ancor più suggestiva la forsennata corsa, la suddivisione delle tavole, con la prima metà che mostra il mondo così come lo osserviamo abitualmente, mentre la parte inferiore è composta da vignette verticali nelle quali scopriamo il punto di vista dei due protagonisti, colpiti dal sortilegio ma determinati a raggiungere la fattucchiera in fuga.

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