The Devil's Hour: la recensione

Una convincente interpretazione di Peter Capaldi e Jessica Raine rende intrigante e coinvolgente la miniseire The Devil's Hour

Condividi

La recensione di The Devil's Hour, miniserie in sei episodi disponibile dal 28 ottobre su Prime Video

The Devil's Hour arriva sugli schermi di Prime Video pochi giorni prima di Halloween proponendo una visione che regala molta tensione e qualche brivido, sfruttando bene le interpretazioni convincenti dell'intero cast.
La sceneggiatura dei sei episodi firmata da Tom Moran ha più di un punto debole, tuttavia la visione risulta coinvolgente e in grado di mantenere fino all'ultimo il mistero su più di un elemento narrativo.

La trama di The Devil's Hour

La produzione di The Devil's Hour è firmata da Steven Moffat e Sue Vertue, duo che collabora così nuovamente con Peter Capaldi dopo Doctor Who, serie a cui risulta quasi impossibile non pensare non appena l'attore britannico inizia a parlare di dimensioni temporali e situazioni sovrannaturali, mentre la protagonista è alle prese con ricordi confusi e una realtà che spesso si sovrappone e scambia con la finzione. Lucy (Jessica Raine) lavora per i servizi sociali e lotta quotidianamente per capire e relazionarsi con il figlio Isaac (Benjamin Chivers), apparentemente incapace di emozioni e distaccato da ciò che lo circonda. Gli psicologi non l'aiutano, gli insegnanti sono in crisi nel gestirlo e il padre (Phil Dunster) prova nei suoi confronti uno strano mix di timore e fastidio.
La vita di Lucy si inizia poi a intrecciare con le indagini della polizia guidate dal detective Ravi (Nikesh Patel) su un omicidio, di cui sembra essere accusato un personaggio misterioso (Peter Capaldi) di cui gli spettatori progressivamente inizieranno a scoprire il passato e le motivazioni.

Un insieme interessante di thriller e horror

I sei episodi di The Devil's Hour costruiscono la tensione su una serie di elementi molto tradizionali per il genere, come il bambino inquietante che ricorda il giovane protagonista della saga di Omen o del film Il Sesto Senso e sembra in grado di vedere cose che gli altri non notano o ha dei comportamenti inspiegabili come quando segue gli ordini dei suoi bulli. Le carte di horror e thriller sovrannaturale si mescolano con gli incubi ricorrenti di Lucy, che si sveglia ogni mattina alle 3:33, e la serie di crimini che sembrano essere tutti legati a un uomo interpretato in modo carismatico e convincente da Peter Capaldi, attore che dimostra ancora una volta il suo incredibile talento nel dare sfumature a ogni dialogo e a ogni spiegazione legata al concetto del tempo. Seguendo le indagini di Ravi, forse il personaggio meno delineato tra i tre protagonisti, si inizia poi a capire come nulla sia come possa sembrare e ci sia una chiave di lettura diversa che prende forma grazie agli interrogatori dell'accusato.

Una storia fin troppo ambiziosa

La sceneggiatura di Moran perde in più occasioni il controllo della narrazione mettendo in tavola troppi elementi, come i casi di cui si occupa la protagonista o la storia del collega di Ravi interpretato da Alex Ferns che viene tratteggiata fin troppo a grandi linee, e subisce nelle prime puntate il peso di non avere una maggiore presenza di Capaldi a sostenere una struttura fin troppo ambiziosa, nonostante Jessica Raine compia un ottimo lavoro nel gestire le tante sfumature di Lucy. L'atmosfera creata dal montaggio, dalla fotografia perfettamente in linea con l'inquietudine che vuole trasmettere e dalla colonna sonora firmata da The Newton Brothers riesce però a sostenere la visione di una storia che, nonostante l'approccio sovrannaturale, pone al centro le emozioni molto realistiche e umane dei propri protagonisti, dal desiderio di essere amati alla paura dell'ignoto, guidando gli spettatori all'interno di un labirinto in cui i traumi infantili e i rapporti tra genitori e figli sono declinati in modi differenti per far riflettere su come il percorso della vita di ognuno possa prendere una svolta drammatica e inaspettata a causa delle scelte compiute dai propri genitori. The Devil's Hour conquista, più che con ragionamenti sulle dimensioni temporali che tanto lo avvicinano a Doctor Who, proprio grazie alle interazioni tra Lucy e il misterioso "criminale" che fanno emergere passo dopo passo i dettagli di due esistenze segnate da quanto accaduto nell'infanzia.
Nonostante The Devil's Hour arrivi al suo epilogo con molti passaggi a vuoto ed elementi narrativi lasciati in sospeso, la bravura dei suoi interpreti incuriosisce fino agli ultimi minuti, confezionando un'esperienza in grado di distinguersi all'interno del panorama delle offerte delle piattaforme di streaming.

Continua a leggere su BadTaste