The Defenders 1x06 "Ceneri, ceneri": la recensione

La recensione del sesto episodio di The Defenders, episodio che ancora una volta si concentra sul confronto tra il gruppo degli eroi e quello dei villain

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Spoiler Alert
Da qualche parte, in luoghi a cui non possiamo accedere, esiste il racconto della tragedia personale dei cinque della Mano. È un racconto filtrato attraverso stralci di conversazioni, vecchi rancori, antichi fuochi della vendetta mai consumati del tutto. E su tutto domina un istinto di conservazione che unisce per affinità questi personaggi così diversi. Ciò che era ben espresso negli episodi precedenti esplode brutalmente, ma secondo canali imprevedibili, nel sesto episodio di The Defenders, e culmina in una doppia uccisione. I conflitti interni si intrecciano sia sul fronte degli eroi che su quello dei villain, e in alcuni casi le sfumature del bene e del male verranno sacrificate di fronte ad esigenze più pressanti.

Va detto che l'episodio restringe pesantemente la visione sul cerchio dei protagonisti principali, in qualche modo sospendendo – in mancanza di qualcosa da raccontare – il punto di vista sui personaggi secondari. Ancora una volta The Defenders conferma questo approccio che funziona tramite richiami e mette quasi in parallelo le vicende di Daredevil e gli altri con quelle di Alexandra e dei suoi. Ed è il conflitto interno a paralizzare uno scontro che scioglierà le sue catene solo in un finale di forte portata emotiva. Da un lato Danny vorrebbe uscire allo scoperto, ma deve essere tenuto nascosto per sua protezione ed evitare che la Mano possa usarlo per i suoi scopi. Dall'altro Alexandra preme per un utilizzo massiccio di Black Sky, dove invece gli altri tre sono molto scettici circa la sua forza.

I momenti meno intensi dell'episodio, in qualche modo anche biglietto da visita della puntata, sono quelli che vedono Danny scontrarsi con gli altri tre. Fondamentalmente Iron Fist non riesce mai davvero a caricare di quell'importanza che ci aspetteremmo le proprie aspirazioni. Il suo patimento interiore risuona quasi sempre come una funzione narrativa piuttosto che come lo sfogo coerente di un personaggio. Non c'è molto equilibrio tra il personaggio che parla in tono serioso dello scontro con il drago e quello che due episodi fa sedeva rilassato a mangiare invitando gli altri a fare lo stesso. Manca quella concentrazione e linearità di scrittura che gli altri tre dimostrano di avere.

Ad esempio, funziona abbastanza bene la parentesi investigativa che vede Matt e Jessica Jones andare a casa di John Raymond e trovare i progetti dell'architetto legati a quanto avevamo visto nella seconda stagione di Daredevil. Quindi la buca, la costruzione sotterranea, il misterioso proposito della Mano. La trama tuttavia non avanza attraverso deduzioni ma attraverso atti gettati da un freddo istinto di conservazione. Stick decide di uccidere Danny per evitare che cada nelle mani del nemico, ma cadrà lui stesso ucciso da Black Sky. O Elektra, come lei stessa si definisce dopo aver colpito a morte anche Alexandra.

Come avvenuto in Luke Cage (ma qui il cambiamento funzionerà meglio), The Defenders sovverte i termini dello scontro modificando gli estremi, ma lasciando intatto il nucleo del conflitto. Che rimane comunque il proposito della Mano, il pericolo corso da New York, e il tentativo di Matt di salvare l'anima di Elektra. La morte di Stick è giusta e anche logica a questo punto della storia, mentre quella di Alexandra colpisce di più per ovvi motivi. Dispiace per l'abbandono di Sigourney Weaver, un valore aggiunto in ogni scena, senza dubbio il catalizzatore necessario a dare un volto ad un'organizzazione come La Mano. Ma Elektra dovrebbe essere un valido, e senza dubbio inaspettato, sostituto per i due episodi rimanenti.

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