The Defenders 1x01, "Una famosa supereroina": la recensione

Arriva su Netflix l'atteso crossover tra i supereroi Marvel presenti sulla piattaforma streaming: inizia l'avventura di The Defenders!

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Spoiler Alert
Sono sentieri prestabiliti quelli che legano questi quattro eroi per caso che lottano nella Grande Mela. E sono colori saturi, forti dominanti che scendono a cascata dagli edifici infestati di New York, a incorniciare gli ambienti in cui si muovono i protagonisti di The Defenders. La serie crossover che riunisce gli eroi del Marvel Netflix Universe debutta con un carico di grandi aspettative sulla piattaforma. Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist sono le manifestazioni conflittuali e dubbiose di un presente che preme sulle loro singole vite, quartieri che risuonano di colori accesi e li richiamano, nonostante tutto, ad assumere quel ruolo di supereroe che ognuno di loro, a modo suo, tende a rifiutare.

Rosso. Il fuoco delle visioni di Matt Murdock lascia il campo all'ambiente asettico e neutro delle aule di tribunale. Qui la maschera di Daredevil è stata sacrificata di fronte ad un altro tipo di lotta, l'identità di avvocato dei giusti che il diavolo cieco ha deciso di abbracciare con tutto se stesso. Eppure qualcosa lo richiama alla sua vecchia vita e lo percuote nel profondo dell'animo. Forse il fantasma di Elektra, l'idea che riabbracciare quella vecchia identità significherebbe in qualche modo anche riabbracciare lei. Ecco allora che il rosso torna come dominante a poco a poco. Si svela negli ambienti più privati, quelli in cui Matt Murdock non deve confinare quel colore alle semplici lenti dei suoi occhiali. Si svela nei momenti di confronto con Karen, in cui la confessione della seconda stagione si staglia come uno scoglio insuperabile e indicibile.

Blu. Malinconia e cinismo nella vita di Jessica Jones. Anche dopo l'uccisione di Kilgrave, anche dopo il faticoso percorso di emancipazione che l'aveva vista liberarsi dalla presa dell'uomo sulla sua mente. Jessica nega con forza la definizione di supereroe che Trish vorrebbe darle. Rimane un personaggio che vive di negazioni e maschere, una donna che rifiuta richieste d'aiuto e che non ha mai trovato il tempo per riparare la porta di casa. La scrittura la trascina evidentemente all'interno di un conflitto più grande di lei e, come per Luke Cage, intuiamo un'esigenza più grande. Nel suo caso corrisponde alla scomparsa dell'architetto John Raymond, un fatto che sembra aprire la porta a qualcosa di più esteso. Krysten Ritter è l'attrice che ritroviamo dopo più tempo nel ruolo, ma al tempo stesso appare forse come quella più a suo agio.

Giallo. L'asfalto di Harlem si rivela meno ospitale di quanto Luke Cage si aspettasse dopo la sua uscita dal carcere. C'è pesantezza nell'aria e, nonostante la sconfitta di Diamondback e la fama di eroe (ancora qui, rinnegata) per Luke, sembra che le cose non siano migliorate del tutto. Sullo sfondo si staglia ancora la minaccia di Maria Dillard, ma qualcos'altro si agita tra giovani allo sbando e crimini misteriosi. In questo caso l'assemblamento finale, che possiamo intuire come obiettivo, passa attraverso canali che comunque sono familiari ai rispettivi personaggi: Jessica viene introdotta tramite una richiesta di indagine su una scomparsa, Luke viene tirato dentro perché interessato alle sorti dei giovani del quartiere. Nel suo caso rivediamo poi anche Claire Temple, che rimane il minimo comun denominatore di questi eroi.

Verde. Il costume classico di Iron Fist tarda a fare la sua comparsa, ma d'altra parte, come anticipato qualche settimana fa da Finn Jones, The Defenders rappresenta per certi versi il completamento del personaggio. A lui spetta l'attacco della serie, suo appare il collegamento più forte con la minaccia stagionale, che ancora una volta vede scendere in campo la Mano. Il personaggio, a differenza degli altri tre, paga la mancanza di un approfondimento e di una presentazione adeguata. Come la serie a lui dedicata rimane, anche a livello di dialoghi, l'anello debole del progetto, capace di esprimersi per grandi concetti e necessità inevitabili, ma poco incisivo come Danny Rand in sé. Il gap con gli altri si avverte, ma non è detto che il resto della stagione non riesca ad assottigliarlo.

Bianco. C'è questa idea, confermata da una visione concettuale nella bella opening, per cui ognuno dei Defenders corrisponde ad una porzione di New York. Tutti insieme, formano un caleidoscopio di possibilità e forze in grado di proteggere la città. E, probabilmente è una sovrainterpretazione, ma la nemesi stagionale, Alexandra, sembra assorbire tutti questi diversi colori presentandosi vestita interamente di bianco in una ambiente che ha lo stesso colore. Con la sua pacatezza e la brillante intuizione di presentarla come debole e destinata a soccombere a una malattia, svela una minaccia più sottile e metodica, meno furiosa e istintiva del passato (Kingpin, Kilgrave come bambini-adulti immaturi, villain fantastici, ma molto diversi). Madame Gao ed Elektra in questo sono il puntello ideale con il passato innegabile dello show, il braccio forte di quella Mano che qui torna con la sua minaccia più pericolosa:

Is just a city, you'll get used to watching them fall.

Il primo episodio di The Defenders è il giusto prologo d'ambientazione e recupero dei personaggi. Sottrae tempo alla pura azione in favore di una costruzione delle motivazioni, piccole strade dei protagonisti che andranno a riunirsi, come i colori che li rappresentano e che pervadono l'ambiente in cui sono immersi.

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