The Curse, la recensione della serie con Emma Stone

The Curse è una delle serie più scomode ed imperdibili di quest'anno, ma per il suo stile "cringe" non piacerà a tutti

Condividi

Non sappiamo cosa vi aspettiate da The Curse, serie di e con Nathan Fielder e Benny Safdie ed Emma Stone, che torna per la prima volta sul piccolo schermo dopo Maniac, del 2018, nel ruolo della protagonista Whitney Siegel, ma sicuramente non è quello che troverete in questa serie, che si aggiudica senza ombra di dubbio il titolo di più sorprendente ed eccentrica del 2023.

I due autori, che hanno già lavorato insieme in Good Time e Diamanti grezzi, non sono nuovi ad un genere ansiolitico ed incalzante, ma The Curse ha la caratteristica unica di essere uno show volutamente tagliente, che riesce a travalicare qualsiasi genere e passare dal drammatico al comico, con qualche tinta horror, con una fluidità sorprendente (quantomeno fino al finale di serie), il tutto riuscendo nell'intento - chiaramente voluto - di mettere costantemente a disagio lo spettatore, che rimane suo malgrado incollato allo schermo, desideroso di vedere fino a dove si spingerà la strana coppia di protagonisti, il tutto mentre viene bombardato da battute (ed inquadrature) imbarazzanti su micropeni, che si mescolano ad un dilagante e latente razzismo, mascherato di perbenismo.

Di cosa parla The Curse

Nella serie Fielder e la Stone, marito e moglie, sono Asher e Whitney Siegel, una coppia di imprenditori e fixer-upper, cioè esperti progettisti/direttori dei lavori che costruiscono o migliorano case ed appartamenti, conducendo un genere di programmi televisivi divenuti noti grazie al canale americano HGTV, specializzatosi in questi prodotti (in Italia sono note serie come Extreme Makeover: Home Edition e Fratelli in affari).

In The Curse, Asher e Whitney, stanno lavorando al pilot della loro serie Philanthropy con la collaborazione del produttore e regista Dougie Schecter (Benny Safdie) e con lo scopo di portare un cambiamento benefico nella cittadina di Espanola, in New Mexico, una comunità composta per lo più da nativi americani, flagellata da povertà e criminalità. In un approccio olistico che poco si addice alla situazione, l'intendo della sognatrice Whitney e del pratico Asher è quello di costruire case riflettenti ad impatto ambientale zero, contribuendo, oltre che a quello del pianeta anche al benessere della comunità, mentre combattono il rischio della gentrificazione. Se nel mix aggiungiamo una coppia che tenta da tempo di avere un figlio ed una maledizione lanciata da una bambina contro Asher quando quest'o'ultimo, per girare un b-roll dello show dietro suggerimento del regista, le dà prima 100 dollari in beneficenza, per poi levarglieli quando si rende conto di non aver più contanti nel portafogli, il disastro è assicurato.

L'evoluzione dei personaggi ed il finale più assurdo di sempre

Nei primi episodi di The Curse sembra facile giudicare il carattere di Whitney come aperto, genuino e sincero e quello di Asher come goffo e calcolatore, fino a che, nel corso della serie e per esigenze di copione, realtà e finzione non finiranno per incrociarsi e sovrapporsi, cambiando la vita della coppia e mostrando i protagonisti in maniera sempre più brutale per ciò che davvero sono.

Safdie, per contro, nel ruolo di produttore di Asher e Whitney, per tutto il corso dello show rappresenterà alla perfezione il peggio dei reality o, più in generale, del mondo dell'intrattenimento, con il suo sforzo continuo di spettacolarizzare il dolore ed il tentativo di manipolare la realtà per attrarre l'interesse del network, con una continua e voluta mancanza di empatia verso il prossimo.

Lo sforzo, per lo più pietoso, di mostrare interesse verso la comunità in cui operano, mette anche a nudo l'ignoranza e la falsità dei protagonisti, incapaci di comprendere davvero l'impatto del loro lavoro e nell'a'errata convinzione che dispensare denaro e adulazione, con una costante mancanza di sincerità, sia la soluzione ad ogni problema.

Più si prosegue nella visione dello show, composto di 10 episodi in totale, più la storia diventa oscura e scomoda, affrontando, sempre con il suo approccio peculiare ed unico, problemi come il razzismo, i pregiudizi e la condiscendenza di una coppia di bianchi ricchi che cerca di manipolare tutto e tutti, mascherando la loro vera natura dietro una finta filantropia.

Da qui si giungerà poi al finale di stagione più astruso che possiate immaginare - e vi garantiamo che sicuramente non vi immaginate ciò che vedrete - che fa ufficialmente di The Curse una delle serie più scomode ed imperdibili di quest'anno.

Continua a leggere su BadTaste