The Cry: la recensione
The Cry è una miniserie che si presenta con un forte tono drammatico, ma non fatevi ingannare: questo è un thiller vero e proprio
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The Cry si presenta in un primo momento come una storia drammatica, e invece è un thriller fatto e finito. Quella del genere di appartenenza è una piccola bugia, e non sarà l'unica di questa storia che continuamente rilegge se stessa, fornisce nuove informazioni e chiavi di lettura fino alla compresione totale di quel che è accaduto. In questo modo la miniserie BBC distribuita in Italia da TimVision riesce a tenere alto il livello di tensione e l'attenzione dello spettatore, giocando su aspettative e desideri. Probabilmente è un prodotto meno elaborato di quanto il gravissimo fatto che racconta richiederebbe, ma è difficile non appassionarsi al racconto.
Il pianto del titolo della storia è quello di Noah, il neonato della coppia. Si tratta di un sottofondo costante nel primo episodio, martellante, fastidioso, imbarazzante secondo le occasioni. E la vicenda, scritta da Jacqueline Perske e diretta da Glendyn Ivin, trae da quel suono tutta la propria gravità e carica di tensione. C'è un dramma latente, che afferriamo solo tramite contorni e ombre, almeno per tutta la prima puntata, e il pianto del bambino è il conto alla rovescia verso l'evento scatenante. Evento che non riuscirà comunque a smorzare la tensione, che The Cry tiene sempre viva come un fuoco gettando nuove rivelazioni, dialoghi non mostrati, reazioni sorprendenti.