The Creator, la recensione
The Creator di Gareth Edwards è un film più che rappresentativo del suo tempo, non perfetto in scrittura, ma oltremodo coraggioso per come punta il dito contro gli Stati Uniti e il loro cieco imperialismo, ponendo la colpa dell’Apocalisse tecnologica non nel mezzo (l’AI stessa) ma nella dubbia moralità di chi la usa (appunto gli americani).
La recensione di The Creator, al cinema dal 28 settembre
Dopo un’esplosione atomica che nel 2055 ha ucciso un milione di persone a Los Angeles, gli Stati Uniti hanno bandito l’AI, ritenuta colpevole. Da quel momento hanno fatto la guerra ai robot e ai simulanti (robot dalle sembianze umane, capaci di sentimenti), che invece in Nuova Asia sono ancora liberi e integrati con gli umani. L’obiettivo è distruggere il misterioso creatore dell’AI (Nirmata), e per farlo gli USA si servono del sergente Joshua Taylor (John David Washington), che viene convinto a guidarli nel covo di Nirmata con la promessa di ritrovare la moglie perduta cinque anni prima (Maya, interpretata da Gemma Chan), mentre era in Nuova Asia sotto copertura. Diviso tra le due fazioni opposte per amore, Joshua dovrà trovare e distruggere l’arma del nemico, ritrovandosi tuttavia a fare i conti con il suo passato e sorprendenti rivelazioni.
Ciò che fa incrinare la curva di coinvolgimento è il protagonista, non perché John David Washingotn pecchi in qualcosa, ma proprio perché il suo personaggio è fin troppo melenso, facilone, diviso sulla carta tra due fazioni ma già di parte fin dall’inizio (non c’è un gran cambiamento); allo stesso modo, le battute dei vari personaggi non sono affatto brillanti, spesso ricalcate dallo stereotipo del film action più banale.
Il fronte imperialista degli USA contro l’AI è in The Creator chiaramente quello di un nuovo Vietnam (l’ambientazione è principalmente quella), il conflitto parimenti ideologico, a contrapporre due visioni del mondo incompatibili dove la minaccia rossa assume le sembianze di guerriglieri robot e simulanti, ma la paranoia rimane la stessa: quella per un tipo di società totalmente opposta. Qua sta il nodo cruciale del film, e il suo discorso più interessante: i conflitti di base si perpetuano, a cambiare sono i mezzi. Questo discorso passa per un pacifismo generalizzato (dallo slogan "robot liberi!"), ma tuttavia trova carattere e senso nel suo puntare direttamente il dito contro gli Stati Uniti.
Siete d’accordo con la nostra recensione di The Creator? Scrivetelo nei commenti!