The Courier, la recensione

Copiato da tutto il resto dei film del suo genere ma incapace di farlo bene, The Courier è un disastro con nomi eccellenti

Critico e giornalista cinematografico


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Il vero grande problema di The Courier, oltre a tutti quelli che di qui in poi verranno presentati, è che non c’è neanche un po’ di simpatia in questo thriller d’azione. Non c’è un po’ di empatia non tanto con i personaggi, ma proprio con il film in sé, quella comunanza che si sviluppa facilmente tra una produzione di serie B e il proprio pubblico di riferimento e in virtù della quale si può anche passare sopra molte leggerezze raffazzonate, rubricandole alla voce “è tipico del genere”.

No. Nemmeno in questo riesce a The Courier, film dirottato su Prime Video, diretto da Zackary Adler e scritto assieme ad un team che (come lui) non vanta un titolo noto in filmografia.

Come in The Transporter c’è un corriere senza nome che lavora per la malavita e quindi è una persona durissima, violenta, armata fino ai denti ed esperta in combattimenti. Non gira in macchina ma in moto con tutina attillata perché è una donna, anzi è Olga Kurylenko in un tentativo di inseguire la strada di Milla Jovovich, senza riuscire a centrare quella capacità pazzesca di stare al centro della scena, anche nei film peggiori, imponendo la propria personalità e infondendo una credibilità filmica incredibile anche ai momenti peggiori (e ne ha di momenti peggiori in filmografia Milla Jovovich!). L’idea sarebbe di avere una protagonista d’azione donna ma forse il soggetto è il meno indicato.

Il corriere deve fare una consegna ma tutto va storto ed entra in contatto con un testimone che tutti vogliono fare fuori perché non riveli di aver visto che un gran boss della mala ha ucciso qualcuno. Finirà a dover proteggere questo nerd per proteggere se stessa. Ovviamente la soluzione per rimanere vivi fino alla testimonianza sarà la solita: fare fuori tutti.
Come è facile aspettarsi tutto The Courier è improntato alla copia di qualcos’altro. Una copia molto poco sofisticata e più sbrigativa, che non ha nessun interesse a costruire le singole svolte, i singoli personaggi o anche le scene che intende copiare ma si illude che basti presentarle perché sia sufficiente a scatenare l’eccitazione o se non altro il divertimento dello spettatore. E sbaglia.

A dare particolarmente fastidio però è la caratterizzazione dei personaggi. La costruzione artificiosa della coolness della protagonista è abbastanza puerile, tuttavia viene solo un passo dopo quella del villain di cui capiamo la malvagità dalla benda sull’occhio, come fosse un Solid Snake in pensione, e dal fatto che ascolta musica classica senza voler essere disturbato.

Purtroppo ad interpretarlo è Gary Oldman in un ruolo di quelli che, come scriveva Roger Ebert, hai l’impressione che sia stato al centro di lunghe e sconfortanti telefonate tra l’attore e il proprio agente. Se non altro è evidente che Gary Oldman ha ottenuto di girare tutto nello stesso interno senza doversi muovere troppo.

Quanto peggio The Courier sbaglia tutta l’azione. Non solo pretende troppo da Olga Kurylenko, scrive per lei scene d’azione esagerate e poi è costreto ad un montaggio furioso per nascondere la presenza di una stunt-woman, rendendo tutto incomprensibile, ma poi ambisce a montaggi alternati tra una sparatoria e la puntina del vinile che salta, come a far capire che c’è un piano del villain che sta saltando anch’esso. L’accompagnamento di una colonna sonora da Real Tv non aiuta.

Chiuderanno il tutto una pessima carneficina in un garage e un inseguimento paradossale con un drone, talmente poveri da avere l’unico effetto di far notare quanti pochi ambienti e che scarsità di luci e espedienti di messa in scena regnino nel film.

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