The Count Lucanor, la recensione

Quando il piccolo Hans entra in possesso di un misterioso castello non sa in quale stramba avventura sta per essere coinvolto: la recensione di The Count Lucanor

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L’idea di realizzare un titolo che fonda insieme gli elementi di un’avventura classica, di un survival horror e di un puzzle game è certamente affascinante e intrigante. Se poi alla formula si aggiunge oltre alla forse troppo abusata grafica in pixel art una colonna sonora che remixa e riarrangia i classici di Bach e una ambientazione gotica ispirata in parte alle favole dei fratelli Grimm e in parte all’immaginario sdoganato nei videogiochi dalla serie Castlevania allora l’intero progetto merita decisamente attenzione. The Count Lucanor non si fa spaventare dal budget esiguo, e facendosi strada nel fin troppo affollato universo di Steam Greenlight punta decisamente in alto.

Deluso per non aver ricevuto nessun regalo per il suo decimo compleanno, il piccolo Hans decide di lasciare il nido materno e avventurarsi nei boschi circostanti in cerca di fortuna. Ben presto si smarrisce, e incappa in un bizzarro personaggio (tutto da ridere e da scoprire), che lo conduce presso un castello in attesa di essere reclamato, in un viaggio che sembra apparentemente rappresentare per il piccolo Hans la fine dell’età dell’innocenza. L’aspetto stilistico di The Count Lucanor non è solo indiscutibilmente riuscito, ma è anche il vero punto di forza dell’intera produzione; il gioco è permeato di uno humour nero davvero pungente e riuscito, in cui scene gore con fiumi di sangue, sbudellamenti e macabri nemici si fondono alla perfezione con gag e caratteristi assolutamente grotteschi. Il mix funziona alla grande, e conferisce a The Count Lucanor un’atmosfera ironica ed inquietante al tempo stesso, capace di incuriosire il giocatore a scoprire la prossima trovata sempre più folle e bizzarra.

[caption id="attachment_151850" align="aligncenter" width="600"]The Count Lucanor screenshot The Count Lucanor - screenshot[/caption]

Pad (o tastiera) alla mano il gioco è come accennato un interessante miscela tra le avventure old school e il survival horror; ci si muove in un castello perlopiù oscuro, in cui la luce delle numerose candele disseminate lungo il cammino è la sola cosa utile a tracciare la via, risolvendo enigmi quasi sempre divertenti e mai troppo impegnativi, finalizzati a trovare chiavi per aprire nuove porte e percorsi e soprattutto monete d’oro, fondamentale merce di scambio nell’universo del titolo Baroque Decay Games. Attraverso le monete infatti, sarà possibile non solo comprare le chiavi di cui sopra e oggetti di varia natura presso il mercante accampato nel cortile del castello (un luogo incredibilmente riuscito, pieno di personaggi ed eventi assurdi), ma soprattutto salvare il gioco, gettando ogni volta una moneta nella fontana del suddetto cortile.

" Spesso ci si ritroverà a dover rigiocare da capo interi spezzoni del titolo per l’impossibilità di salvare liberamente"

Questo espediente, probabilmente pensato per rendere più sfidante e impegnativo il gioco incrementando il peso della componente survival, rende in realtà l’intera esperienza discretamente frustrante. Spesso infatti ci si ritroverà a dover rigiocare da capo interi spezzoni del titolo per l’impossibilità di salvare liberamente, creando un sistema incredibilmente contorto e disfunzionale che non appaga né diverte, e che riprende il peggio della tradizione alla quale The Count Lucanor intende evidentemente rifarsi. Peccato, perché seppur troppo breve l’avventura con protagonista il piccolo Hans risulta altrimenti ben calibrata e pensata; detto degli enigmi non troppo impegnativi ma comunque riusciti, altrettanto importante è riuscire a salvare la pelle. Hans resterà indifeso per quasi tutta la durata dell’avventura e darsela a gambe levate evitando l’incontro con gli assurdi nemici del titolo è spesso l’unico modo di salvarsi.

[caption id="attachment_151851" align="aligncenter" width="600"]The Count Lucanor screenshot The Count Lucanor - screenshot[/caption]

In conclusione saremmo senz’altro colpevoli se non evidenziassimo come la forma di The Count Lucanor sia più riuscita della sostanza; lo stile è assolutamente vincente, le musiche magistrali e la caratterizzazione dei personaggi assolutamente fuori di testa e brillante. Il titolo è per il resto vessato da un sistema di salvataggio vetusto e manca di quello spessore e di quella particolare energia nel gameplay che gli potrebbero consentire di distinguersi. Nonostante tutto l’insieme funziona e se siete appassionati dei titoli old school e delle avventure in generale merita decisamente un’occasione.

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