The Consultant (miniserie): la recensione

Dapprima efficace, The Consultant inciampa a metà strada, decidendo di schiantarsi rovinosamente a terra tra prevedibilità e mediocrità

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The Consultant la recensione in anteprima della miniserie, disponibile su Prime Video dal 24 febbraio.

The Consultant sa bene che il mondo del lavoro non è tutto rose e fiori. Lo mette subito in chiaro quando Christoph Waltz entra in scena nei panni dell'enigmatico consulente Regus Patoff, nella nuova serie tv di Prime Video che debutterà domani 24 febbraio. Per salvare una compagnia di videogiochi dalla bancarotta, Patoff è intenzionato a sporcarsi le mani nei modi più drastici possibili, e non si farà scrupolo nel sacrificare gli elementi più deboli dell'azienda.

Basato sull'omonimo libro di Bentley Little, edito nel nostro paese grazie a Vallecchi, la serie tv composta da otto episodi può contare sul talento di Christoph Waltz, che torna alla serialità dopo il successo cinematografico che gli ha fatto guadagnare ben due premi Oscar. Basterà però la presenza dell'attore a elevare The Consultant tra le serie tv imperdibili di questo inizio del 2023?

La trama di The Consultant

A seguito di un incidente, l'azienda di sviluppo di videogiochi per dispositivi mobile CompWare dà il benvenuto a un nuovo consulente: Regus Patoff. L'uomo pare abbia firmato un contratto con il precedente boss della compagnia, ed è incaricato di salvare il salvabile e rimettere tutto in carreggiata prima del fallimento. Nonostante i sorrisi di convenienza, Patoff è crudele e determinato a portare a termine il suo lavoro, incurante di cosa pensino o provino i dipendenti. Non importa se sono disabili o se si ammalano, se danneggiano l'azienda vanno allontanati.

A cercare di tenerlo a bada e a limitare i danni ci sono Elaine (Brittany O' Grady), assistente determinata a fare il bene dei suoi colleghi, ma che nasconde uno spirito ambizioso di cui a tratti si vergogna, e Craig (Nat Wolff) capo sviluppatore di CompWare, una testa calda che però non ha mai reagito alle sfortune della vita. I due cercheranno di scoprire la verità su Patoff e sul suo atteggiamento sibillino, solo per scontrarsi contro un muro apparentemente insormontabile.

Un inizio interessante, con dei buoni sviluppi e degli altrettanto efficaci cliffhanger, capaci di mantenere alta l'attenzione dello spettatore per buona parte del tempo.
Nel corso degli otto episodi però, qualcosa va storto, e The Consultant inciampa invece di arrivare in cima alle scale, scivolando a terra in un misto di imbarazzo e prevedibilità.

Comicità paradossale

Dopo una prima metà molto convincente, con il giusto equilibrio tra commedia, mistero e soprannaturale, Tony Basgallop decide di esagerare. Forse inconsciamente, forse di proposito, ma lo show inizia a insistere su determinati aspetti di Patoff che lo rendono più macchiettistico e meno terrificante. Si perde poi tutta la questione di competizione in ufficio, con Craig che si lascia volutamente andare ed Elaine che soffre molto probabilmente di un disturbo duplice di personalità a seconda del personaggio con cui recita.

Se il cambio drastico di personalità dei protagonisti può essere giustificato con la pressione psicologica (e apparentemente sovrannaturale) di Patoff, o può essere un'allegoria dello stress lavorativo come l'intero show sostiene, ci sono alcuni messaggi fortemente ancorati ad almeno un decennio fa. Dopo la prima metà, lo show inizia a sottolineare, sì in maniera paradossale, come i videogiochi possano rendere violente le persone, portando all'autolesionismo. Si tratta di un messaggio che può essere travisato e sfruttato a favore di chi odia il mezzo, alimentando possibili polemiche su sparatorie o disastri dell'epoca moderna. Una caduta di stile che va a inficiare anche gli ottimi spunti dei primi episodi, segnando l'inizio del tracollo di The Consultant.

A niente serve avere nel cast un ottimo Waltz o alcune inquadrature riuscite, se tutto il resto è destinato a incrinarsi e ad andare in frantumi per aver schiacciato troppo violentemente il tasto dell'esagerazione perché sulla performance dell'attore premio Oscar, gravano le meno convincenti del resto del cast, oltre all'alone da macchietta del personaggio che prende via via il sopravvento mentre sul racconto continuano ad aggiungersi trame assurde, tra rapine, elefanti e scheletri riforgiati, un esagerazione costante e strabordante.

Quello che, a mente fredda, può sembrare come un disastro voluto, analogo al videogioco sviluppato nello show, a conti fatti è solamente una serie tv che non riesce a lasciare il segno e si accascia al suolo tra l'indifferenza generale.

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