The Boys 3x04 "Il glorioso piano quinquennale", la recensione
Superato lo spunto di partenza della serie The Boys, con l'episodio 3x04, diventa il racconto della lotta per il potere moderna
La recensione della puntata 3x04 di The Boys, uscita con un po' di ritardo il 10 giugno su Prime video
Gli eventi del terzo episodio
Così mentre da un parte la trama di questa stagione prende una piega più chiara, viene svelata quale sia l’arma che può uccidere Patriota, si definiscono alcuni schieramenti e addirittura viene completata la scalata al potere di Patriota, dall’altra sempre di più aumenta la forza con la quale The Boys mette al centro del discorso i molti modi diversi attraverso i quali il potere utilizza i media per mantenere se stesso, quanto del rapporto con il pubblico e della propria immagine dipende dai media e come questi siano un’arma potentissima. I Super, che tutto potrebbero, si tengono in scacco a vicenda con video incriminanti, si minacciano di rompere una finta storia d’amore e quindi portarsi via i propri punti di approvazione. E questo è fortissimo. Più forte della persona più potente è il consenso.
Ma cosa succede, si chiede questa stagione, quando emerge che anche i sentimenti peggiori, anche la rabbia, l’essere unapologetic e il vittimismo sono una fonte di consenso?
Per 3 stagioni i 7, la Vought e tutte le persone pubbliche raccontate da The Boys hanno lavorato per vendere se stessi, o meglio per vendere la versione più popolare possibile di se stessi. E in 3 anni quella versione popolare è molto cambiata passando dal classico Superman, la persona eccezionale dalle origini molto americane, biondo e con il sorriso, rassicurante e patriottico, ad un antieroe, fino ad ora al baluardo della sovversione del sistema. Finalmente, come era logico fin dall’inizio, Patriota sta approdando alla figura dell’uomo forte per ottenere consenso.
La rappresentazione della lotta per il potere
The Boys infatti dopo un inizio più o meno fedele al fumetto da cui è tratto ha quasi subito deviato non tanto nella trama quanto nello spirito, passando dall’essere una serie avventurosa su un gruppo di persone svantaggiate (perché non hanno un potere) che combattono personaggi che sembra impossibile possano affrontare (perché invece potentissimi) in mezzo a rischi clamorosi e una gran passione per le interiora spiaccicate ovunque, ad essere la classica serie americana che, come moltissime prima di essa, racconta la lotta per il potere. Come House of Cards, Succession, Il trono di spade, Westworld o Lost, lo schema è sempre quello: una lotta più o meno politica, più o meno d’azione e fisica per comandare.
In questa terza stagione oltre all’antipolitica di Patriota ci sarebbe anche Hughie che entra nel sistema, da extraparlamentare con i Boys passa ad un lavoro rispettabile in giacca e cravatta in cui gli promettono che potrà fare la medesima cosa (limitare lo strapotere dei Super) per vie ufficiali, protetto e inquadrato. Non è così ovviamente, anzi è il contrario, e deluso del sistema tornerà all’attività sovversiva. E a testimonianza di quanto tutto sembri aver superato la sua dinamica iniziale affascinante (gente senza poteri che affronta dei Super spietati e sanguinari) adesso anche alcuni dei Boys, temporaneamente, hanno dei poteri, per poter contrastare i Super sul loro terreno ed essere sempre un po’ meno in difficoltà.
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