The Boys 2x07 "Macellaio, fornaio, candelaio", la recensione
Ad un passo dalla fine l'episodio 2x07 di The Boys trova una delle svolte più potenti, non è di trama ma è di immagine
Le carte per il season finale sono tutte sul tavolo. I personaggi sono stati liberati dalle loro trame per concentrarsi su quella principale e si trovano ai blocchi di partenza, chi invece non aveva una trama in corso è stato fornito degli spunti necessari per averne una e ogni pedina è piazzata.
In questo settimo episodio vediamo Patriota e Stormfront intenti a tenere un comizio. Tramite i loro discorsi assistiamo allo slittamento definitivo ed esplicito degli interessi della Vought (fare dei super il braccio armato dello stato al posto dell’esercito) in un’ideologia. Patriota era il servo della Vought, era il suo poster boy e i suoi interessi coincidevano al 100% con quelli della società che lo ha creato e gestisce la sua immagine. Da quando ha incontrato Stormfront invece lei ha usato il culto della propria personalità che Patriota possiede per dargli un’ideologia, una perfettamente coerente con quello che ha sempre pensato. L’ideologia nazista che lei stessa professava 60 anni prima.
La stessa persona che ha sempre ritenuto tutti i non super degli inferiori ora parla di immigrati come rifiuti e male d’America, aizza la folle contro i diversi e chiede a gran voce di far diventare super una gran quantità di persone, un esercito comandato dal superuomo più ariano di tutti. Unendo Stormfront con Patriota la serie televisiva di The Boys scopre le carte dell’ideologia di superiorità e superomismo che striscia sotto l’origine del concetto stesso di supereroe (che, vale la pena ricordarlo, nella sua forma moderna affonda le radici negli anni ‘30 americani). Soprattutto scoperchia molte delle implicazioni della fascinazione mondiale per i supereroi che viviamo. Nessuno dice che supereroi=nazismo, sarebbe idiota e smentito ogni giorno dai fatti, ma è evidente il concetto stesso di un manipolo di eletti, superiori per definizione, che portano giustizia per conto degli altri senza che nessuno gliel’abbia chiesto, presta il fianco anche a quella lettura.
Paradossalmente questo penultimo episodio nonostante sia pieno di eventi (due morti!), cambi radicali e svolte per linee di trama che l’attendevano, suona come un momento di transizione. Un momento che libera di quello che non serve e crea conflitti da sanare il prima possibile. Eppure il ragionamento sugli eroi è già chiuso. La metafora non può andare più in là di così senza diventare parodia ed essere meno efficace.
Ci sarà ancora sicuramente un grande cliffhanger finale, qualcosa di inatteso, ma l’impressione è che come sempre di The Boys più degli eventi a colpire sia il posizionamento e il lavoro sulle immagini.
Anche alla fine della prima stagione a rimanere impressa non era la rivelazione che Becca è viva e ha avuto un figlio da Patriota che è stato cresciuto lontano da tutti, ma l’immagine di Patriota con il bambino di Madelyn Stillwell, quell’idea di pericolo costante e la distruzione dell’unico aggancio che la figura più potente della storia aveva con l’umanità, con il desiderio e con una forma di controllo (poi sostituita con Stormfront nella seconda stagione).
Più delle implicazioni della scoperta era il viaggio nelle proprie origini di Patriota, l’idea della rivolta contro i suoi padri (Vogelbaum) e madri (Stillwell) metaforici ad impressionare. Sarà quindi difficile che qualsiasi episodio finale possa superare l’impatto della nazistizzazione dei due super più super di tutta la trama e della maniera molto vicina ai comizi che conosciamo con cui ci è stata mostrata.
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