The Blacklist: Redemption 1x08, Whitehall: "Conclusion", la recensione [Finale di stagione]
La nostra recensione di Whitehall: Conclusion, ottavo e ultimo episodio della prima stagione di The Blacklist: Redemption
Un consueto inizio rocambolesco vede una Kat gravemente ferita che fugge portando con sé una chiavetta preziosa. Salto a dodici ore prima, mentre Tom, Nez e Howard stanno escogitando il piano per far evadere Whitehall da Halcyon. Il piano è usare come diversivo la riunione del consiglio direttivo, che è stata indetta dopo l’exploit televisivo di Howard per votare se credere a lui o a Scottie: nel frattempo Nez e Tom entreranno dal retro, ingaggiando come rinforzi la gang di spacciatori che rifornisce Nez, pagati in diamanti. Poiché i “difensori” di Halcyon e di Scottie sono pur sempre ex colleghi, Tom e Nez decidono di caricare le armi solo con tranquillanti, scelta che si rivelerà non troppo furba.
Il meeting ha inizio, e un Howard particolarmente sornione e sicuro di sé incassa il voto a favore di Scottie: in realtà ha già messo in moto il suo piano, facendo in modo di aprire i condotti di raffreddamento dei server con una delle sue scaltre mosse tecnologiche, così che Tom e gli altri possano entrare e cercare il prigioniero, e contemporaneamente bloccare le porte affinché nessuno esca dalla sala riunioni. Ma hanno fatto i conti senza Matias Solomon, che senza il minimo scrupolo si lascia dietro una scia di cadaveri e a suon di proiettili irrompe nella sala riunioni e libera Scottie, arrivando con lei alla cella di Whitehall prima di Tom e Nez.
L’assistente Kat è visibilmente contrariata e preoccupata, perché tutto sommato continua a credere a Scottie, mentre Dumont non sa più cosa è giusto e cosa è sbagliato, e decide di rispettare gli ordini di Howard, ripristinando la rete Artex per permettere di localizzare Scottie in fuga. Marienthal, membro del consiglio fedele a Scottie per interesse personale, si è rifiutato di sottostare al controllo di Howard, e incontra Scottie per rivelarle preoccupato che un’indagine sul suo conto ha portato a galla attività finanziarie sospette. Scottie è sorpresa: lei e Solomon si recano in una delle strutture non ufficiali descritte, e scoprono diversi scienziati al lavoro sul prototipo del computer quantico, autorizzati, stando ai documenti, proprio da lei. Scottie capisce così di essere stata incastrata da Howard, ma è troppo tardi: l’FBI è già lì, assieme a Tom e Nez. Scottie viene arrestata per sequestro di persona e interrogata, assieme a Dumont e soprattutto a Kat, l’unica ad avere accesso al conto Whitehall a parte la boss: attraverso i movimenti bancari, di cui Kat prova di non essere responsabile, viene così incriminata Scottie, che viene portata via. Ma a Kat qualcosa non torna, e confrontando i dati dal suo computer capisce l’arcano, il pezzo mancante della cospirazione ai danni di Scottie (che anche un occhio non proprio attento avrebbe potuto intuire). Le date dei pagamenti coincidono con gli appuntamenti tra lei e Trevor, che ha dunque lavorato per incastrare Kat e soprattutto Scottie per conto di Howard. Non si capisce perché Kat decida di andare ad affrontare Trevor da sola invece che rivolgersi subito a qualcuno di affidabile, come Tom, e infatti le conseguenze del confronto sono particolarmente sanguinarie. Tuttavia con le (forse) ultime forze riesce a portare a Tom la chiavetta che dovrebbe provare il piano di Howard: la serie ci lascia con questo cliffhanger, che ritarderà ancora per un po’ il ricongiungimento di Tom con Liz e la figlia Agnes, proprio alla vigilia del suo primo compleanno, mentre Scottie da dietro le sbarre rivolge alla camera uno sguardo tutt’altro che sconfitto.
Il grosso colpo di scena era intuibile, anche se fino all’ultimo ogni voltafaccia sarebbe stato credibile, visto l’egocentrismo e la sete di potere di entrambi i coniugi Hargrave. E questo è il punto di forza del finale ma anche il limite della serie: difficile affezionarsi a personaggi che vediamo così facilmente capaci di mentire e assumere ruoli diversi e contrastanti uno dopo l’altro, con un’etica flessibile e motivazioni politico-spionistiche che rimangono nebulose. Oltretutto con la carne al fuoco del progetto Whitehall, proprio le dinamiche psicologiche dell’assurda situazione tra Tom e i suoi genitori appena ritrovati vengono trascurate, e dei personaggi di controrno solo Solomon emerge come interessante (grazie anche alla bravura di Edi Gathegi), anche se appiattito in un’abilità e una freddezza quasi disumane. Insomma i minuti finali sono ovviamente pochi per capire dove si andrà a parare, e l’approfondimento dei perché è ancora una volta sacrificato all’effetto sorpresa. Non c’è dubbio che Tom farà la cosa giusta, rimarrà al fianco della madre e si ribellerà alle manipolazioni paterne e alle sue non meglio spiegate manie di grandezza – follia, come ha sempre ribadito Scottie, o calcolo? O ancora, malvagità pura? Per ora Howard è trionfante, affiancato da un altro pseudo-folle, Whitehall, forse non così tra le nuvole come ci è stato fatto credere. Il seguito alla prossima, eventuale, stagione.