Il sesto epispodio di
The Blacklist: Redemption,
Hostages, ripete la struttura a colpi di scena progressivi a cui siamo abituati, e segna finalmente una svolta nella storyline orizzontale delle reciproche accuse tra Scottie e Howard. Le due trame viaggiano in autonomia: il caso di puntata vede un ribaltamento di ruoli e la centralità dei rapporti padri-figli, reali o acquisiti. Una famiglia viene rapita, Gable Lang, software executive, la moglie, il figlio di nove anni, l’autista. Artefice del rapimento è Diego Rocha, agente dell’intelligence brasiliana in pensione, che in cambio esige la liberazione di un membro della sua squadra, Carlos Cantara, che è stato arrestato dall’FBI alcuni mesi prima.
A ingaggiare Halcyon è la Carthay Insurance, specializzata nel pagamento di riscatti, una precauzione apparentemente comune tra le persone a rischio rapimento, che preferiscono rivolgersi ad assicurazioni invece che all’FBI, che preferisce non pagare i riscatti.
L’omicidio a sangue freddo dell’autista davanti a Tom, mandato a incontrare Rocha, fa capire che l’uomo è spietato e inaffidabile. Intanto il team scopre notizie su Cantara: accolto da Rocha quando era un ragazzino, è ora recluso in un carcere di massima sicurezza, ma per qualche motivo a Halcyon viene impedito di avere contatti con lui. Solo le conoscenze di Scottie nel Dipartimento di Giustizia permettono di far venire a galla la verità: Cantara non è un prigioniero ma un informatore, che ha permesso all’FBI di intervenire e sventare una missione, in cambio di una nuova identità. Il processo e l’ergastolo sono stati una copertura per permettergli di fuggire, e ora è introvabile. Non c’è dunque nessuno scambio da effettuare per liberare gli ostaggi, e il team è costretto a guadagnare tempo. Quando riescono a localizzare Carlos, Tom e Solomon vanno da lui, che vive con la famiglia protetto da un paio di scagnozzi armati: Tom riesce a convincerlo a fare la cosa giusta, ovvero stare al gioco e permettere lo scambio per portare in salvo i Lang, con la promessa di molti soldi e di trovare poi il modo di liberare successivamente anche lui. Lo scambio avviene e la famiglia Lang è tratta in salvo, ma naturalmente le cose non finiscono bene: il localizzatore indossato da Carlos viene scoperto, e Rocha porta Carlos in un minaccioso edificio. Un ulteriore ribaltamento rivela che l’uomo dell’assicurazione che ha ingaggiato Halcyon, Burton, è in realtà la mente criminale dietro il rapimento e il recupero di Carlos, alleatosi con Rocha per dividere i soldi del riscatto. La dinamica di questo passaggio non è molto chiara, e serve soprattutto come plot twist per rivedere il giudizio su Rocha, che si rivela ancora capace di provare un sentimento “paterno” sincero per Carlos. Alla fine infatti, grazie alle insospettabili doti del bambino di Lang, che ha rubato il telefono di Rocha, i nostri riescono a trovare le coordinate del rifugio e a fare irruzione per salvare Carlos, grazie a un ingegnoso dispositivo che viene usato come diversivo.Si ha l’impressione che si poteva arrivare a questo punto senza tanti finti colpi di scena
Nelle pause da questa concatenazione di eventi viene portata avanti la misteriosa guerra sotterranea tra Scottie e Howard: è difficile capire a chi credere, se a Howard che accusa Scottie o Scottie che afferma in lacrime di essere felice che lui sia vivo. Intanto Tom decide di chiedere l’aiuto di Nez, facendo leva sul suo affetto e sulla sua fedeltà a Howard, che l’ha aiutata a disintossicarsi. Mentre Scottie fa analizzare da un ignaro Dumont i resti del materiale bruciato di Howard presi dal suo appartamento, Tom e Nez scoprono che l’uomo è rinchiuso in una struttura medica privata molto sicura e “discreta”, Fairhaven. In una mossa rischiosa, Tom tenta di far fuggire il padre, che però lo caccia e resta lì nel tentativo di non farlo scoprire. È anora a Fairhaven che Scottie dà prova di cosa è capace quando non ha abbastanza informazione, torturando il marito per farsi dare il nome del suo complice. Il problema è che è tutto troppo nebuloso per valutare la gravità delle azioni e reazioni di Scottie, che ricorre a rapimenti, torture e omicidi sulla base di quelle che finora sono solo illazioni e parole ancora vuote come Whitehall.
La parte finale è tutta dedicata alla resa dei conti momentanea tra Scottie e Howard, anche se molte cose non tornano o sembrano poco sensate: scoperta l’identità di Tom grazie a Dumont, che analizza i filmati di sorveglianza esterni all’ospedale, la donna non si sofferma nemmeno a valutare che potrebbe esserci una spiegazione, e nonostante lo stupore dà ordine a Solomon di ucciderlo. Solo una provvidenziale conversazione con Howard, proprio mentre Solomon aspetta il momento buono per premere il grilletto, le fa cambiare idea e fermare l’ordine: Howard infatti le rivela infine che Tom è il loro figlio scomparso. Molte cose non tornano, dalla fretta di Scottie di agire e uccidere, al rifiuto di tutti quanti di non alimentare equivoci e non detti, a ciò che nascondono Scottie e Howard. Alla fine si ha l’impressione che si poteva arrivare a questo punto senza tanti finti colpi di scena, perché era ovvio che prima o poi qualcuno sarebbe stato in pericolo e la bomba del figlio scomparso sarebbe stato l’unico modo per ribaltare le carte in tavola. Ora l’incognita Whitehall e le misteriose macchinazioni di Howard scontano il peso del futuro di questa storyline, sperando che riesca ad essere sufficientemente coinvolgente e originale.