The Blacklist: Redemption 1x03, "Independence, U.S.A.": la recensione

Il terzo episodio di The Blacklist: Redemption è particolarmente intricato nelle premesse e più intrigante della media

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Spoiler Alert
Il terzo episodio di The Blacklist: Redemption è particolarmente intricato nelle premesse e più intrigante della media: si parla di Russia, di evoluzioni della Guerra Fredda, di programmi spionistici al limite della fantascienza. Protagonsti della puntata sono Tom e Nez, impegnati in una missione particolarmente pericolosa e inquietante.

Le premesse: un aereo si schianta sugli Urali, ma come Scottie viene presto a sapere, si tratta di una messinscena. L’aereo, riempito di cadaveri nelle veci dei passeggeri, è stato abbattuto dagli stessi Stati Uniti per permettere un sopralluogo in un’area dove si sospetta possa situarsi un deposito segreto di armi russe. Il mistero si infittisce su due fronti, quello più pubblico (cosa nascondono i russi in quell’area?) e quello privato, poiché Scottie non sapeva niente dell’“operazione Stella Polare”, così nominata dal generale Phillips, e questa posizione di inferiorità cognitiva la porta a cominciare a indagare sulle azioni del marito.
Ben presto i nostri scoprono che la base segreta non ha a che fare direttamente con le armi, ma anzi ha l’aspetto di una tipica cittadina di provincia americana, con tanto di strade, villette imbiancate e persone sorridenti. Da lì la scoperta inquietante: si tratta di Independence, un campo di addestramento per spie “definitive”, che non solo si allenano a mimetizzarsi completamente con gli stili di vita e la cultura americani, ma vengono destinati a sostituirsi letteralmente a persone preesistenti, con tanto di cambiamento chirurgico dei connotati.

Fortuitamente, come sempre, Scottie conosce qualcuno che può servire ai suoi piani, e riesce a infiltrare Tom e Nez tra le reclute da testare per la missione. Qua inizia la parte più interessante dell’episodio, ovvero una puntata nella puntata in cui entrambi si ritrovano letteralmente gettati in una finzione in cui sono costretti a incarnare due persone diverse e nuove, senza soluzione di continuità con la realtà. Il programma russo ha dei risvolti davvero assurdi, ed è impossibile non pensare a una versione più tecnologicamente avanzata e più distorta di The Americans: Tom e Nez sono catapultati in due case diverse, rispettivamente affiancati da una moglie e da un fratello, costantemente osservati e testati, tra feste del vicinato, jogging e colloqui di lavoro, mentre vengono segretamente dopati attraverso bottigliette d’acqua. Una volta spediti negli Stati Uniti, gli agenti prescelti hanno il compito di fare fuori l’“americano medio” di cui devono prendere il posto. La descrizione del piano da qui in avanti è piuttosto fumosa: attraverso la sostituzione e suicidi simulati l’idea è condurre attacchi terroristici “in incognito”, cioè lasciando indizi che li riconducano a una falsa organizzazione interna statunitense, la Fratellanza della Vera Nazione, in modo da sviare i sospetti dai servizi russi. Nonostante la spiegazione non sia del tutto soddisfacente, non toglie forza alla prima parte dell’episodio, che vive di una tensione perturbante propria, indipendentemente dalla risoluzione, ovviamente a favore del team di Halcyon nonostante il consueto spargimento di sangue.

Contemporaneamente Scottie inizia a indagare su Howard, intuendo che le ha nascosto molto più di quello che immagina: guarda caso Tom se ne accorge, e può rivelarlo al padre nei loro incontri clandestini, senza celare da un lato la preoccupazione che la madre scopra la sua identità, dall’altro dubitando almeno in parte del padre, dopo aver origliato il dialogo di Scottie in cui parlava di inerruzione di una terapia di psicofarmaci che aveva provocato l’aumento del comportamento maniaco depressivo e paranoico di Howard. In poco tempo Scottie scopre che Howard ha un conto segreto (bella la scena delle minacce a Briar Metcalfe, direttore finanziario di Halcyon, condito da un monologo di Solomon sul concetto di “fratellanza”), con cui pagava un detective, perché indagasse sul figlio scomparso.

Il salto più shockante (e un po’ incredibile) dell’episodio è nelle battute finali, quando Tom ragguaglia il padre sul programma Independence, e per tutta risposta Howard gli rivela che ha ragione di pensare che la vera Scottie sia stata uccisa e sostituita con un  Doppelgänger. A parte la sorpresa di questa affermazione, che non fa che alimentare dubbi sulla credibilità di Howard, le note meno riuscite dell’episodio sono forse la dipendenza da droghe di Nez, da cui si era disintossicata ma in cui evidentemente ricade dopo la traumatizzante esperienza Independence; e il fatto che Liz continua a essere completamente assente, nonostante venga citata più volte da Tom, senza che si sappia nulla degli accordi tra lei e lui sul suo nuovo lavoro, e senza che venga nemmeno mostrata mezza telefonata tra i due coniugi.

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