The Blacklist: la recensione del pilot

Il thriller della NBC con James Spader esordisce con un pilot convincente, forse non originale nelle premesse ma coinvolgente nel suo svolgimento

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Incatenare i più terrificanti villain in una cella sembra essere la peggiore illusione possibile negli ultimi anni: dal Cavaliere Oscuro a Skyfall, da Avengers a Into Darkness – Star Trek, la presunta onnipotenza di queste figure fluisce attraverso le sbarre e fugge via insieme a loro, manipolando quanti si trovino sulla sua strada. Tutto però parte da più lontano ancora. Nell'anno in cui Hannibal si è reincarnato sul piccolo schermo, la NBC con The Blacklist torna al capostipite di queste particolari figure, con un thriller procedurale che, vagamente ispirato nelle sue basi al Silenzio degli innocenti, funziona nella sua formula non troppo originale ma nemmeno banale, raccontandoci una base di partenza solida e convincente e consegnandoci l'ennesima ottima interpretazione di James Spader.

the blacklist

Il pilot di The Blacklist, scritto da Jon Bokenkamp e diretto da Joe Carnahan (The Grey) ha l'ottima intuizione di dialogare continuamente con ogni elemento del plot di base della puntata – che si presenta come il probabile episodio tipo di questo semi-procedurale – per andarci a raccontare le tensioni nascoste e le tematiche cardine nel rapporto tra i due protagonisti assoluti. Ecco quindi Raymond Reddington (James Spader), criminale ricercatissimo dall'FBI che si consegna all'agenzia e offre informazioni preziose per la cattura di pericolosi malviventi, un lungo elenco di figure che si trova sulla sua Blacklist, a patto di parlare soltanto con la profiler Elizabeth Keen, al quale è legato in qualche misterioso modo.

Oltre ovviamente a muoversi lungo la direttrice più scoperta, quella in cui l'aggressività dell'agente subisce gli attacchi del rigido formalismo e distacco del criminale, finendo inevitabilmente per diventare passiva di fronte alle sue conoscenze indispensabili, le tensioni che l'episodio ci racconta sono soprattutto quelle legate al sofferente passato di entrambi, collegati dalle tragiche esperienze familiari. Reddington colui che abbandona, Keen colei che viene abbandonata. Se il riscatto di Elizabeth passa attraverso il desiderio di maternità, nell'ossessione di Reddington, come viene definita nel corso della puntata, forse si intravede il tentativo del criminale di porre rimedio ad errori commessi da qualcun altro (o da lui stesso?).

James Spader ha il carisma del grande attore, attributo assolutamente indispensabile per un ruolo del genere e che finisce per essere uno degli elementi di maggior interesse dell'episodio: Reddington, con il suo portamento – è chiamato il "concierge del crimine" – e la sua cultura, è una figura di cui fin da subito desideriamo sapere di più. E inevitabilmente la sua luce getta un'ombra sul resto del cast, in cui la sua "spalla" Elizabeth Keen/Megan Boone fatica ad emergere. Non poteva essere altrimenti, ma va dato atto agli autori di aver ripartito saggiamente il minutaggio nell'episodio (anzi, Spader ha forse meno spazio di quanto si potesse pensare).

Lontana dall'essere una premessa, per così dire, verosimile, quella che The Blacklist ci racconta nel suo pilot è una storia che ha una sua buona coerenza interna, un buon ritmo (la grande incognita è se riuscirà a reggerlo per le 22 puntate previste) e alcune intuizioni legate soprattutto a improvvisi momenti di violenza (se ne contano almeno tre) che risultano sorprendenti e convincenti.

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