The Aquatic Adventure of the Last Human, in viaggio, verso la fine del mondo - Recensione

Sembra un Metroidvania, ma non lo è: la recensione di The Aquatic Adventure of the Last Human

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Lo dice il titolo stesso: The Aquatic Adventure of the Last Human è un romantico e drammatico viaggio verso l’estinzione della nostra specie, la triste profezia di un team di sviluppo che, armandosi di pixel art e di una colonna sonora toccante al punto giusto, ha deciso di ambientare il suo Metroidvania in un futuro dove gli oceani hanno inghiottito la terra emersa e temperature rigidissime hanno reso impossibile la vita sulla superficie.

Argo9, navicella inviata nello spazio allo scopo di trovare un nuovo pianeta abitabile, quando ancora la situazione era sostenibile, non avrebbe mai dovuto fare ritorno sulla Terra. Eppure, inghiottito in un buco nero, il vascello spaziale ha finito per viaggiare nel tempo, finendo per scambiare, solo sulle prime, il nostro pianeta natale per una potenziale terra promessa, ultimo approdo di un viaggio cosmico disperato.

L’unico astronauta ai comandi della navicella, entrando nell’atmosfera della Terra e immergendosi nella distesa di ghiaccio che si estende a perdita d’occhio, si tramuta in palombaro, pilota di un sottomarino, inizialmente disarmato e mal equipaggiato, che facendosi largo in oceano sconfinato, si accorge ben presto del dramma che sta vivendo in prima persona, unico e ultimo testimone dell’estinzione della sua stessa razza, sepolta sotto metri di silenziosa acqua.

[caption id="attachment_181465" align="aligncenter" width="1000"]The Aquatic Adventure of the Last Human screenshot L’apocalisse, buchi neri, viaggi nel tempo, un mondo ghiacciato. Sulle prime è impossibile non farsi tornare in mente il bellissimo Interstellar, lungometraggio di Chris Nolan.[/caption]

Il lascito dell’umanità è ben visibile agli occhi dell’attonito esploratore. Nonostante la natura abbia ripreso possesso di ogni anfratto, spesso disegnando architetture di alghe e molluschi che lasciano a bocca aperta, nonostante pesci di ogni forma e dimensione nuotino in branco pacifici e tranquilli, sullo sfondo si stagliano metropoli diroccate, ordigni inesplosi, barili colmi di sostanze tossiche.

Una piccolissima parte della fauna, anche per questo, si dimostrerà piuttosto aggressiva, pronta a distruggere il sottomarino che, giocoforza, dovrà intrufolarsi nelle loro tane per ottenere il potenziamento necessario per accedere all’area successiva.

The Aquatic Adventure of the Last Human non è un Metroidvania nel senso classico del termine proprio per la preponderanza dell’esplorazione sul combattimento. Le fasi in cui resterete estasiati, e grottescamente ammaliati dal racconto del lento declino dell’umanità, rappresentano la parte predominante dell’esperienza. Il gioco è più un viaggio, che un’avventura vera e propria. Una lenta e solitaria scoperta di come la Terra abbia conosciuto la sua distruzione e la successiva rinascita."Il gioco è più un viaggio, che un’avventura vera e propria"

Si tratta di un’epopea suggestiva, da vivere magari al buio, con un buon paio di cuffie ben piantate sulle orecchie. La pixel art utilizzata dagli sviluppatori, per quanto in alcuni casi impasti eccessivamente l’immagine, tratteggia panorami alieni, eppure maledettamente familiari. La colonna sonora, composta da Karl Flodin, suggerisce e acutizza con efficacia le emozioni che l’avventura sottende. Desolazione e malinconia, ma anche fascinazione ed un inspiegabile gioia, che si sprigiona nel constatare che, nonostante la fine del mondo, il mondo continua, va avanti, dominato da una nuova discendenza di esseri viventi.

Non tutte le creature, dicevamo, sono pacifiche tuttavia. Ecco perché il sottomarino si equipaggia, progressivamente, di armi, gadget e di uno scafo sempre più resistente, a mano a mano che, esplorando, si ottengono gli agognati power-up.

Nei recessi dell’oceano si annidano squali, piovre, esprimenti scientifici sfuggiti al controllo. Tutti questi boss, perché è questo che sono, hanno un motivo più o meno evidente per odiare gli esseri umani e rappresentano un’allegoria delle ferite che la nostra specie sta infliggendo, con noncuranza e sufficienza, al nostro pianeta.

Questi scontri, che rappresentano le uniche fasi di combattimento del gioco, sono caratterizzati da un livello di sfida particolarmente elevato. Trionfare dipende dai riflessi del videogiocatore, dalla sua dimestichezza con il pad, ma anche da un attento studio dei pattern d’attacco degli avversari. Alcuni sono più semplici da abbattere di altri, ma in tutti i casi siate pronti a fare l’abitudine con la schermata del game over.

[caption id="attachment_181466" align="aligncenter" width="1000"]The Aquatic Adventure of the Last Human screenshot L’avventura si completa nel giro di quattro, cinque ore al massimo.[/caption]

Naturalmente, al termine di ogni battaglia, verrete premiati con un nuovo gadget, strumento imprescindibile per raggiungere location poc’anzi inaccessibili. Preparatevi dunque, a un po’ di sano backtracking, incentivato anche da una mappa non sempre chiarissima. In ogni caso, non si tratta di nulla di particolarmente tedioso, fortunatamente, viste anche le dimensioni relativamente contenute dell’ambientazione.

The Aquatic Adventure of the Last Human è un toccante, romantico e grottesco viaggio verso la fine dell’umanità. L’avventura creata da YCJY è un’affascinante fotografia di un futuro alieno, eppure credibile, ipnotico, ricco di suggestioni. Non è un gioco per tutti. Sebbene strutturalmente si possa definire un Metroidvania, i ritmi piuttosto compassati e la preponderanza dell’esplorazione rispetto alle fasi action potrebbero annoiare chi è alla ricerca di qualcosa di movimentato.

Chi saprà tendere le orecchie e aprire gli occhi, tuttavia, scoprirà un’opera ispiratissima e assolutamente emozionante.

Continua a leggere su BadTaste