The Affair 3x07 "307": la recensione

La recensione del settimo episodio della terza stagione di The Affair

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Spoiler Alert
Fresco di rinnovo per la sua quarta stagione, The Affair continua sulla scia di ciò che ha raccontato nelle scorse settimane. Ancora una volta il versante di Noah e Helen è quello che domina sulla scena, peculiarità di quest'anno, con Cole e Alison ancora una volta in disparte. Si ritorna agli equilibri storici di The Affair, che poi sono stati tali solo per poche puntate, e insieme si cerca di restare in piedi sostenendosi a vicenda. I due personaggi che si spartiscono equamente l'episodio tornano ad abitare sotto lo stesso tetto, un breve ma significativo incontro che li cambierà e dal quale forse potrà nascere un nuovo equilibrio.

Li avevamo lasciati così, a fissarsi sullo sfondo di un annegamento più o meno simbolico. A salvarsi a vicenda, come solo due persone che ne hanno passate così tante, che si sono odiate, protette, perdonate a vicenda possono fare. Ora che Noah e Helen sono riuniti e vicini, tutti i fantasmi del passato che li abbiamo visti affrontare o subire nelle scorse puntate tornano a galla prepotentemente, e filtrano nel rapporto tra i due. Per quanto riguarda Helen, alla quale è dedicata la prima parte della puntata, si tratta di fare i conti, ancora una volta, con i sensi di colpa per quanto accaduto.

C'è un momento di confronto, prima con Whitney, poi con Vik, nel quale sembra che le parole si stiano per materializzare sulla bocca di Helen, che stia per arrivare la confessione sull'incidente. E invece quelle parole vengono sempre ricacciate a forza in gola. In qualche modo però si manifesteranno, ora con un pianto, ora con una sfuriata, ora con un bacio. È successo talmente tanto ed è passato così tanto tempo che le vecchie recriminazioni sembrano non avere più senso. Quindi arriva un perdono, che forse dovrebbe essere condiviso e non unilaterale, e qualcosa di più.

D'altra parte Noah si conferma il protagonista tra i protagonisti della terza stagione di The Affair. A lui viene dedicato il maggior minutaggio, suoi sono i traumi maggiori, sua è la sofferenza maggiore e, come spesso è accaduto in passato, è difficile non andare oltre i difetti del personaggio di fronte a tutto ciò che gli capita. Le scene in carcere con Gunther hanno sempre un lato disturbante e una violenza psicologica che è rimasta intatta pur nelle ripetute variazioni sulle stesse dinamiche. Noah non si è mai ripreso, né fisicamente né mentalmente, da quello che è successo, e la mancanza di un equilibrio nella sua vita ha fatto il resto.

Lo si vedrà bene in una scena finale anche qui disturbante e violenta, lo sfogo tra i tanti di un personaggio che non ha più barriere a proteggerlo.

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