The Affair 3x01 "301": la recensione

The Affair ritorna con la sua terza stagione su Showtime: la recensione della premiere

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Spoiler Alert
Si riparte alla cieca con The Affair. Con un uomo solo, diverso da quello che ricordavamo. Sarà la barba, sarà l'espressione invecchiata e stanca, qualcosa è cambiato. Deve andare da qualche parte, scopriremo presto dove. E, a cascata, sarà presto molto chiaro tutto il resto. The Affair, come avevamo già notato nella nostra recensione in anteprima della prèmiere della terza stagione, imbocca una strada nuova. Un salto temporale probabilmente inevitabile – ma ci aspettiamo incursioni nel passato, infatti ne vediamo già una – che rimette in gioco i protagonisti alle prese con nuove sfide di cui non siamo del tutto certi. Il lavoro della memoria e la forza del racconto in una prima puntata non stupefacente, ma anzi pacata lungo la quale si sviluppa una tensione sottile.

La memoria potrebbe ingannarci, ma questa dovrebbe essere la prima volta che un episodio è interamente dedicato ad un personaggio. In questo caso si tratta di Noah, e non poteva essere altrimenti. Protagonista tra i protagonisti, spesso il più odioso del gruppo, ma va riconosciuto a lui di non essersi tirato indietro nel momento in cui schiacciato dalle due donne della sua vita si è fatto avanti accogliendo una responsabilità sua solo in parte. Lo rivediamo fuori dal carcere alcuni anni dopo la sentenza ascoltata nel finale della seconda stagione. Lo rivediamo solo al funerale del padre, guardato con malcelata indifferenza dai parenti più stretti e con aperto odio da parte di qualche conoscente occasionale.

Il segmento, complice anche l'idea stessa di funerale e di chiusura, gioca sulla cesura evidente di un percorso che segna l'apertura di un altro. Senza famiglia, senza appoggi, riconosciuto apertamente come un assassino – il processo e la sentenza hanno avuto probabilmente una certa eco – Noah deve reinventarsi. Quindi lo rivediamo, in una seconda parte ideale dell'episodio che sostituirebbe un diverso punto di vista al quale la serie ci ha abituato, a tenere un corso di scrittura creativa. Nuove esperienze, nuovi contatti, l'unico vero contatto con il passato rappresentato da una riapparizione di Helen al funerale. C'è senso di colpa forse, voglia di parlare di ciò che è successo, di ciò che succederà. La grande assente, ovviamente, è Alison.

The Affair deve necessariamente rielaborare se stesso. Anche la serie, come Noah, deve ricominciare a partire da una diversa prospettiva. L'idea del racconto passato visto attraverso più punti di vista che divergono perché soggettivi potrebbe essere abbandonata in favore di una storia semplicemente corale. Anche in questo si spiega la scelta di un unico punto di vista, che a questo punto diventa praticamente oggettivo dato che Noah salvo rarissimi momenti parla solo per se stesso e non interagisce con nessuno che conosciamo. Nel momento in cui non c'è più un mistero da risolvere, una verità da scoprire, un punto fisso nel tempo – che in questo caso era l'omicidio di Scotty – allora anche la serie si scopre a tendere verso un futuro sconosciuto, in cui tutto può accadere.

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