The Affair 2x12 "212" (season finale): la recensione

Arrivati alla fine della seconda stagione di The Affair, scopriamo la verità dietro l'omicidio

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Spoiler Alert
Il mistero intorno al doppio interrogatorio di Alison e Noah, quindi la conferma di un omicidio avvolto nel mistero, infine la rivelazione della vittima e la ricostruzione delle motivazioni. Il nucleo centrale di The Affair non ha mai conciso del tutto con gli eventi narrati nella serie. La morte di Scotty è il motore e la destinazione finale che si agitano sullo sfondo, ma solo raramente sono state in primo piano. Più questa tragedia annunciata si avvicinava, più siamo stati sviati e condotti verso altre storie, altri problemi, altre situazioni. Ma stavolta tutte le deviazioni vengono annullate, è il giorno del matrimonio di Cole, il giorno dell'omicidio. Vorremmo anche dire il giorno della verità, ma sappiamo bene che questa parola in The Affair assume un significato tutto suo. Sfumature a parte, sappiamo finalmente come sono andate le cose, e possiamo dirci abbastanza soddisfatti delle scelte degli autori.

Cole e Luisa, Alison e Noah, con Helen e Scott soli ma determinanti nello sviluppo degli eventi. L'occasione sociale più importante mette in scena un complicato sistema di relazioni e interazioni, ora più forti, ora più deboli, ma comunque indissolubilmente legate l'una con l'altra come gradi di separazione (un po' meno dei classici 6). Torniamo alla struttura più classica dello show, con i due punti di vista di Noah e Alison sullo stesso avvenimento che però non coincidono in molti punti fino a differire completamente in altri. Il processo, con il suo svolgimento fuori dal tempo, con la sua particolare fotografia che puntualizza come tutto ciò che avviene è oggettivo e sicuro, è il luogo della certezza e della verità, mentre su tutto il resto cala l'ombra del dubbio.

Scena fondamentale della puntata, determinante per scatenare quell'insieme di eventi che portano alla morte di Scott, è la confessione di Alison a Noah sulla paternità di Joanie. Nulla di sorprendente in effetti: ovviamente Cole è il padre, come ci viene confermato nel futuro dall'esame del DNA. Quello che è importante allora è la modalità in cui tutto questo viene confessato. Nel caso di Noah il momento, luogo e tempistiche a parte, è molto più lungo, e viene raccontato dal suo punto di vista, ennesimo tentativo di redenzione del suo personaggio, che – senza convincerci troppo in verità – accusa Alison di averlo tradito nonostante lui invece abbia sempre resistito alle tentazioni. Completamente diverso, più silenzioso, più diretto, fatto di gesti e non di parole il momento della confessione dal punto di vista di Alison.

Nel momento fondamentale la serie ritorna a se stessa, ai suoi due protagonisti storici e ai dubbi disseminati e mai veramente chiariti quest'anno. In tutto questo Cole serve solo a creare l'occasione, mentre l'importanza di Helen, nonostante sia lei tecnicamente la vera assassina (anche perché aveva bevuto), viene drasticamente ridimensionata. Anche lei in fondo è uno strumento, è Noah che le chiede di guidare e che la distrae nel momento decisivo, ed è Alison che spinge per caso Scott in strada al passaggio dell'auto. Non c'è mai stata premeditazione, ma è meglio così, dato che nessuno dei protagonisti aveva mai dato segnali in tal senso (difetti tantissimi, ma l'omicidio intenzionale non è tra questi).

Era un momento decisivo, dopo due stagioni c'era una certa attesa, e possiamo dirci soddisfatti della risposta. Certo, molte coincidenze (non solo l'omicidio, ma la puntualissima scoperta della prova che inchioderebbe Alison), ma proviamo a lasciar correre. Quello che non sappiamo è se il buco temporale è stato completamente coperto o se il prossimo anno verrà raccontato il periodo tra l'omicidio e l'arresto (Cole in tutto questo rimane fuori dai giochi, ma sembrerebbe non sapere nulla). In più di un momento nell'episodio Noah si trova diviso idealmente tra le due donne della sua vita, in bilico tra un passato forse non soddisfacente, ma sicuro, al quale ha rinunciato e un presente tanto promettente ma non così esaltante quanto avrebbe sperato. Una divisione in cui bene e male non esistono, esiste solo la scelta, come gli dirà Alison, e ancora una volta l'istinto di Noah, che lo spingerà a prendersi la colpa di tutto pur di salvare entrambe le responsabili.

Una stagione da promuovere sicuramente, diversa quel tanto che basta dalla prima, che ha guadagnato moltissimo dai POV di Helen e Cole, ma che ha perso qualcosa nella visione generale (la prima stagione aveva un fascino particolarissimo e irripetibile, soprattutto nelle prime puntate). Grandi attori ovviamente, il cui lavoro non verrà sottolineato mai abbastanza, e una certa attesa per il prossimo anno, quando questa storia molto probabilmente si concluderà.

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