C'è un po' tutto quello che abbiamo amato nella prima stagione di
The Affair, in questa attesa première che, tanto nel passato quanto nel presente, riprende da dove ci eravamo interrotti. Il cambiamento più grande è il cambio di prospettiva nella seconda parte: non più
Alison, che viene sostituita per questa settimana da
Helen. Quindi un focus mantenuto sulla coppia originale più che sulla scappatella del titolo della serie. Vediamo da entrambi i punti di vista il divorzio, il difficile rapporto con i figli, la necessità di sforzarsi nel rimanere civili di fronte ad un evento che in più di un'occasione lascia trasparire esasperazione e disagio. Nulla di sorprendente, un ritorno che si mantiene fedele allo stile della serie e che soddisfa.
La parola torna a Noah, ai suoi ricordi e al suo punto di vista sugli eventi. Molto importante, non c'è più l'interlocutore della prima stagione, non più un investigatore al quale raccontare per qualche motivo i dettagli privati di un tradimento. Stavolta è un racconto che procede di per sé, un semplice flashback, per quanto personale, sui fatti avvenuti tra la separazione e l'omicidio per il quale Noah è stato accusato, ancora non sappiamo se a ragione o a torto. Lo vediamo vagare tra la casa da cui recuperare oggetti personali, litigare con la suocera che ha prenotato un appuntamento dallo psicologo per suo figlio, andare al confronto per la mediazione e farsi ridere in faccia da Helen quando le parla dei profitti del suo nuovo romanzo.
C'è empatia in tutto questo, non può non esserci. The Affair è proprio questo, un racconto parziale e condizionato dal punto di vista ora dell'uno ora dell'altro. Noah soffre, e noi soffriamo con lui, e siamo con lui quando manda a quel paese l'odiosa suocera o quando risponde a tono a Helen sbattendole in faccia i suoi guadagni. Anche se il divorzio è colpa sua, anche se ha giocato la parte dell'immaturo, imbambolato e indeciso fino alla fine, non possiamo fare a meno di sostenerlo. Ma il vero e inaspettato risvolto arriva quando diamo uno sguardo ai pensieri e alla vita privata di Helen. Che nella scorsa stagione era la moglie ricca, che con aria di superiorità sfidava quel marito tanto buono, tanto prevedibile, senza particolari ambizioni.
Ora è una donna distrutta, vulnerabile, immatura nella sua relazione senza sbocchi con "l'amico" di Noah Max. Ci vergogniamo tremendamente per lei quando scopre due sue conoscenti a sparlare della sua situazione, e ci dispiace quando all'incontro per la mediazione Noah non sembra volersi prendere carico dei figli. Ovviamente è anche questa una visione parziale che contraddice quello che abbiamo visto nella mezz'ora precedente. La sorpresa non c'è più e non c'è più nessuno a cui raccontare questa storia, tranne se stessi, un po' come fa chiunque di noi quando si racconta un fatto e di dipinge o come vittima o come eroe della situazione.
Cole non può esistere in tutto questo, e l'apparizione di Alison è relegata ad un velocissimo momento. Ma sicuramente li ritroveremo, magari già dalla prossima settimana. Intanto, visto che si sapeva che ci sarebbero stati punti di vista diversi, possiamo dire che con Helen la prova è stata perfettamente superata, merito anche di una eccezionale
Maura Tierney. Chi ha amato la prima stagione ritroverà le stesse sensazioni, lo stesso stile e probabilmente molte possibilità in più offerte dal moltiplicarsi dei punti di vista sugli eventi. Un ritorno da promuovere.