The Acolyte - La seguace 1x05, la recensione

La recensione del quinto episodio di The Acolyte: si alza la posta in gioco e si teme per la vita e per il destino dei vari personaggi...

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La recensione del quinto episodio di The Acolyte – La Seguace, disponibile su Disney+ da mercoledì 26 giugno 2024.

Il quarto episodio ci aveva lasciato con un cliffhanger per eccellenza: l’entrata in gioco del Maestro oscuro di Mae e l’inizio di un faccia a faccia con la squadra di Jedi capitanata da Sol. L’episodio odierno si permette qualche secondo di “tranquillità” (e più di un rimando a Lost nella scena d’apertura del risveglio, nelle atmosfere della foresta nebbiosa e nei vari gruppi di protagonisti che si perdono, si mescolano, si incontrano, si incrociano e si scontrano) e tutto quello che la situazione di partenza prometteva a livello di azione e di combattimento viene abbondantemente mantenuto. Anzi, forse anche ecceduto.

Il Nemico Rivelato

Lo scontro stuzzica ancora per qualche minuto i Jedi (e gli spettatori) sulla natura e sull’identità del nemico, ma non troppo a lungo: dietro la maschera del Maestro oscuro si nascondeva l’apparentemente insignificante Qimir (una rivelazione indovinata in vari circoli di appassionati, ma che dovrebbe giungere comunque sufficientemente inaspettata allo spettatore casuale) e si definisce un Sith. Dubbi fugati su questi due punti, quindi, anche se, come tipico della serie, la verità viene rivelata solo a piccole dosi e resta da capire (un grande classico!) se si tratti del maestro o dell’apprendista. Considerata la sua fissa per trovare a sua volta una discepola con cui perpetuare il ciclo di avvicendamento imposto dalla regola dei due, è probabile che ci sia ancora un maestro al di sopra di lui che si muove nell’ombra, ma per quest’altra rivelazione dovremo aspettare probabilmente il finale di stagione.

Si intravede anche la possibile soluzione al problema (più ‘percepito’ che fattivo, in realtà) della possibile rivelazione anticipata dei Sith al resto della galassia, rivelazione che muore quasi del tutto tra gli alberi del rifugio boscoso di Kelnacca insieme alla squadra di Jedi inviata a fare luce sulla questione. Dei potenziali “testimoni” restano in vita soltanto Sol e Osha/Mae, ed è probabile che Sol non arrivi alla fine della storia per raccontare ciò che ha visto, o che non voglia farlo a causa del suo coinvolgimento in vicende tutte da scoprire.

Duelli e Morti

Molti sono i punti che giocano a favore di questo episodio. Per prima cosa, superata la boa della metà della storia, i pezzi della trama iniziano ormai a incastrarsi e il quadro (pur se ancora con qualche tassello mancante) inizia ormai ad avere un senso, a riprova che forse non sarebbe il caso di dare troppa importanza a siti, commentatori e critici che si avventano su titoli e accuse di ‘violazione di continuità’ e falle analoghe per puro gusto di sensazionalismo. Ma questa è una vicenda complessa che va al di là della semplice serie in oggetto.

Restando sul pezzo, si distingue un’ottima gestione delle scene d’azione e degli scontri: chiari, nitidi, in cui si ha sempre la percezione di cosa sta succedendo (al netto di qualche ‘guasto’ alle spade laser che forse meritava qualche informazione in più!). E soprattutto, restituisce ai duelli di spade laser di Star Wars la loro natura primigenia, letale e definitiva. Dopo troppe esperienze in cui le vittime di un colpo di spada si riprendevano dalle ferite con relativi gradi di disinvoltura e rapidità, qui le lame di luce tornano a essere letali. E letali sono davvero: in un sol colpo, buona parte del cast di supporto ci lascia, a partire da Jecki, la Padawan di Sol, che esce di scena a testa alta reggendo allo scontro con Qimir, fino a Yord, su cui per la verità sarebbe stato piacevole scoprire qualcosa in più o inquadrare meglio il personaggio: la chiusura della sua storia in questo modo ne fa una figura secondaria potenzialmente interessante, ma appena abbozzata.

È lodevole però il fatto che la serie non esiti a mettere sul piatto la vita dei suoi personaggi in funzione della storia (il confronto alle ‘plot armor’ inviolabili che proteggono praticamente tutti i personaggi Filoniani è quasi impietoso): si alza la posta in gioco e si teme per la vita e per il destino dei vari personaggi, una caratteristica essenziale che la serie eredita direttamente dalle narrazioni cartacee dell’Alta Repubblica (uno dei suoi elementi più convincenti) e che usa in modo preciso e misurato.
Ci avviamo alla conclusione della storia. E salvo forse una delle due sorelle, è lecito ipotizzare che il tutto stia prendendo il sapore della tragedia classica, dove ben pochi personaggi arriveranno alla fine vivi e vegeti. Resta ancora da scoprire la verità sui fatti di Brendok e ci sarà da fare i conti con il probabilissimo scambio di identità tra Osha e Mae a cui le ultime scene dell’episodio ha alluso. Ma ancora una volta la direzione degli episodi futuri, dopo un avvio lento, è tutta da scoprire e difficile da prevedere, e questa è un’altra nota di merito da riconoscere all’episodio.

Lo abbiamo detto più volte, e vale anche ‘in positivo’: in una storia incentrata su un mistero, i conti si fanno alla fine. Ma dopo questo episodio, The Acolyte dà una buona dimostrazione di sapere cosa sta facendo.

Trovate tutte le informazioni su The Acolyte – La seguace nella scheda.

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