The Acolyte – La Seguace 1x03: la recensione
La recensione del terzo episodio di The Acolyte - La seguace, che soffre per una lunga digressione nel passato
Nelle settimane precedenti al lancio di The Acolyte - La seguace, la showrunner Leslye Headland aveva definito la serie “un incrocio tra Frozen e Kill Bill ambientato nell’universo di Star Wars”. Il legame con Frozen è ancora oggetto di speculazioni (forse ci sposteremo gradualmente a vedere le cose dal punto di vista di Mae, in prima istanza presentata come la villain della serie? O forse una delle due gemelle avrà difficoltà a controllare un potere che cresce esponenzialmente e nuoce a chi le sta intorno?) ma senza dubbio, dopo questo episodio, gli echi del tarantiniano Kill Bill prendono forma e si rivelano palesemente nella narrazione.
Segreti Svelati?
Assistiamo a una rapida introduzione per riprendere il filo delle “indagini”, ma ben presto la narrazione principale viene messa in pausa per proporci un lungo flashback che occuperà praticamente tutta la puntata per fare luce sul misterioso passato di Osha e Mae e sul ruolo che hanno avuto i Jedi nel plasmare (o nel corrompere) le due sorelle. Mantenendo il succitato parallelismo Tarantiniano, questo era “il” flashback di cui c’era bisogno. I delitti precedenti, le parole di Mae e i malcelati sensi di colpa dei maestri coinvolti lasciavano intuire che doveva essere successo qualcosa di grosso e di terribile nel passato delle ragazze, e giunge il momento di scoprire cosa… o almeno così sembrerebbe.
Anche se…
Il flashback fa un buon lavoro nel fornire un contesto e un background a un conflitto che fino ad ora avevamo seguito da spettatori un po’ troppo “esterni”, e saperne di più sulle motivazioni, sul passato e sui drammi delle figure coinvolte agevola almeno in parte il processo di immedesimazione e di coinvolgimento nella vicenda. Se però il buon Tarantino, nel raccontarci i trascorsi tra la Sposa e il suo Bill non era avaro di dettagli e di scene forti, qui si glissa sull’accaduto in alcuni passaggi cruciali, al punto che gli appassionati più esperti di gialli e di misteri non faranno fatica a subodorare che c’è ancora qualche strato da scoprire, e che il ruolo dei Jedi nella tragedia che stermina la comunità di Madre Aniseya va al di là del semplice sassolino che scatena la valanga. Se gli eventi si limitassero a quelli che ci sono stati mostrati e Mae fosse davvero l’unica responsabile della strage, risulterebbe eccessiva e immotivata la reazione nei tempi lunghi del Maestro Tobin, che si chiude in un isolamento decennale e alla fine sceglie la via del suicidio piuttosto che confessare al Consiglio dei Jedi le sue… colpe. Colpe che sono ancora da scoprire, e questo è il primo punto a sfavore dell’episodio. Dedicare un’intera puntata a fare luce sul passato per poi scoprire che… non abbiamo ancora fatto luce sul passato può essere frustrante.
Una Lunga Pausa
Il secondo punto a sfavore sta proprio nel fatto che l’episodio è occupato per la sua interezza dal flashback. I due episodi piloti avevano fatto un buon lavoro nel lanciare la vicenda, nel porre le basi della caccia a Mae e nel presentare i personaggi coinvolti. Invece di sfruttare la velocità presa per spiccare il volo, tutto viene messo improvvisamente in pausa per fare un salto indietro di dieci anni. Mettere in pausa la trama portante di una serie per un intero episodio è sempre molto rischioso e raramente paga, ne sa qualcosa The Mandalorian, che nella sua ultima stagione aveva tentato una manovra molto simile per raccontarci le vicende del Dottor Pershing su Coruscant senza mai chiarire troppo il legame col resto della serie. In questo caso, se non altro, la “parentesi” è legata molto più da vicino alla trama principale e anzi ne va a costituire un elemento portante, ma si ha l’impressione che il ritmo della serie ne avrebbe beneficiato di più se la scoperta del passato fosse stata raccontata alternandosi più dinamicamente al procedere degli eventi nel presente anziché aprendo un’unica, lunga digressione.
Vanno segnalati anche i pro della puntata: il flashback è un’occasione per (ri)vedere in azione i Maestri che avevamo dato per uscire di scena, prima tra tutti l’Indara di Carrie-Ann Moss di cui lamentavamo giustamente una scomparsa troppo repentina. E se Sol già si era distinto come uno dei personaggi più interessanti e convincenti già negli episodi pilota, il suo ruolo nel flashback viene ulteriormente approfondito e potenziato, facendone probabilmente il personaggio-simbolo e l’anima della serie, almeno fino ad ora.
Si torna nel presente solo in fine di puntata, per scoprire che praticamente tutto il cast, eroi e malvagi, sta convergendo verso l’eremo di Kelnacca in una corsa contro il tempo. Se questa puntata, pur se interessante, soffre per la lunga digressione nel passato, la promessa di abbondante azione nel presente e dei vari nodi che dovrebbero giungere al pettine lascia sperare in un quarto episodio ricco di sviluppi.