The 100 3x14, "Red Sky at Morning": la recensione

Ecco la nostra recensione del quattordicesimo episodio della terza stagione di The 100, intitolato "Red Sky at Morning"

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Siamo sempre più vicini al finale di stagione di The 100 e mai come in questo episodio Alie ha dimostrato la sua incontrollabile forza. Ha il controllo su Arkadia e su Polis. Tutto si complica e continuano ripetutamente a mescolarsi le carte in tavole, lo scorso episodio sembrava aver trovato un tipo di narrazione molto più lineare che in Red Sky at Morning si è di nuovo scomposto. I protagonisti sono divisi in gruppi e come al solito nessuno di loro passa dei bei momenti, a parte per la svolta sentimentale tra Monty e Harper. Monty è il personaggio che durante il corso dell'episodio ha finalmente trovato modo di esternare le sue emozioni. Anche la scena dell'eliminazione definitiva di sua madre è molto toccante e ha messo alla prova il suo lato più debole che è andato particolarmente in contrasto con Raven, ormai sempre più stufa di dover aspettare gli altri per agire.

Come al solito gli eventi sono suddivisi; da una parte troviamo Pike, Indra e Murphy che dopo i violenti fatti della scorsa settimana ora sembrano essere rivolti a doversi unire per distruggere la minaccia Jaha/A.L.I.E. Purtroppo il personaggio di Emori e la sua interazione "controllata a distanza" con Murphy non è stata affatto interessante, e il loro rapporto sentimentale è stato delineato nel corso della stagione solo in superficie. Gli autori non sono andati a fondo più di tanto e questa debole svolta narrativa ne è la dimostrazione. Fondamentalmente i tre personaggi non riescono a distruggere in tempo l'hardware portatile e a parte qualche momento d'azione con Indra il loro scopo nella puntata è abbastanza superfluo.

Da una parte invece Raven e Monty cercano attraverso le conoscenze informatiche di infiltrarsi negli apparenti punti deboli del software (citadel) e trovare un modo definitivo per distruggere A.L.I.E. Ma quest'ultima alla fine riuscirà a disconnettersi da Arkadia prima che Raven possa fare ulteriori danni. Monty però non sembra essere d'accordo con il piano di Raven e vuole a tutti i costi aspettare Clarke e gli altri che riescano in qualche modo a convincere Luna a seguire quello che è il suo destino. Purtroppo però le cose non vanno bene neanche lì, il sangue che richiede vendetta e la guerra oramai sempre più avviata sembrano perseguitarli e dopo che Luna decide di non ascoltare Clarke, circostanze drastiche cominciano a susseguirsi ininterrottamente.

Luna non vuole il potere e a quanto pare il suo scopo "pacifista" non si incontra con le idee di Clarke. Infatti Luna pur essendo predestinata a dover prendere il controllo supremo non vuole cedere alla fiamma. Purtroppo una volta che anche il luogo pacifico e deserto situato mezzo al mare viene attaccato e scosso da coloro che hanno già avuto accesso alla Città della Luce, le cose devono cambiare per forza. Dopo che Clarke insieme all'aiuto dei suoi compagni riesce ad abbattere gli invasori, Luna sembra essere finalmente pronta a rispettare quello che è il suo destino e scopo nella vita soprattutto dopo la morte dei suoi compagni e del suo amato. Quando tutto sembra esser pronto per andare nella giusta direzione, Luna decide di voltar loro le spalle. Una volta che Clarke, Bellamy, Octavia e Jasper svengono a causa di quello che Luna ha messo loro nei bicchieri, successivamente si risvegliano sulla terra ferma incolumi ma spaesati e preoccupati da quello che potrà accadere a tutti loro.

Questo rimane certamente un episodio un po' anomalo sotto numerosi punti di vista, forse anche leggermente confusionario, ma nonostante questo l'attesa per quello che dovrà accadere nei prossimi due episodi è ancora molto forte. Speriamo vi siano risposte soddisfacenti e che gli autori possano in qualche modo colmare i buchi narrativi, che ci auguriamo essere volontari. Al momento non possiamo immaginare cosa faranno i protagonisti per riuscire a distruggere A.L.I.E. e non sappiamo neanche quale sarà il distino di Jaha, il personaggio più enigmatico e complesso nonché il primo ad aver accettato volontariamente un modo per disconnettersi dalla realtà.

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