The 100 3x02, "Wanheda Part II": la recensione

Ecco la nostra recensione del secondo episodio della terza stagione di The 100

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Spoiler Alert
Eccoci di nuovo di ritorno tra i terrestri, tra il popolo del cielo e tra diverse storyline che continuano ad evolversi in maniera molto dettagliata, anche lentamente,  all'interno di un mondo in fase di ricostruzione. Si stanno ancora gettando le basi in The 100, e questa seconda parte di season première ne è la prova. I protagonisti aumentano sempre di più, le faccende si fanno sempre più complicate e le avventure sono sempre più ardue.

The 100 è consapevole di poter osare e non smette di farcelo capire. La situazione non è così scontata per una serie di questo tipo, ma è chiaro che il suo intento è un po' lo stesso della saga di Hunger Games, rivolto quindi ad un pubblico young-adult. Perché si trattano argomenti che fanno rima con sofferenza, repressione dei sentimenti, frustrazione e indecisione. Ma all'interno di The 100 c'è anche il coraggio e la lealtà così come l'importanza della forza d'animo e soprattutto una prova fisica costante, in un mondo dove nulla è garantito. Quello che abbiamo chiarito è che gli autori e quindi di conseguenza i protagonisti ci stanno dipingendo come i villain della stagione quelli del popolo del ghiaccio. Ancora non conosciamo il leader, ma sappiamo solo che una guerra di dimensioni epiche sta per esplodere.

Wanheda/Clarke non è ancora la protagonista di questa stagione, conosciamo il mito e le sue gesta ma è ancora sottomessa e tenuta in ostaggio da Roan. I due inizialmente vengono dipinti come due simili, come coloro che hanno subito la stessa sorte. In realtà Roan dimostra a Clarke che non è così, e che lei avrebbe potuto scegliere sin dall'inizio di stare tra la sua gente: la chiama infatti codarda. Lui sembra aver avuto dalla sua un esperienza diversa, infatti parla di esilio e di ingiustizia, la sua prova e sfida personale per redimersi ed essere riammesso tra il suo popolo è quella di riportare in salvo Wanheda a qualcuno che ancora non ha un volto.

Nel frattempo Bellamy e gli altri sono sulle traccie di Clarke, sono sempre più vicini ma durante i loro appostamenti fanno un incontro inaspettato. Stiamo parlando di alcuni sopravvissuti dell'arca, tra cui vi troviamo la mamma di Monty. Questi non sembrano però essere del tutto d'accordo con le idee di integrazione del gruppo di Bellamy, anche a causa di quello che i terresti hanno fatto al popolo del cielo una volta atterrati sulla terra. Tra le storie raccontate dal gruppo vi è la vicenda del padre di Monty, morto da eroe per salvare un gruppo di bambini. Peccato per l'interpretazione di Christopher Larkin che non aiuta lo spettatore ad immedesimarsi con la sua sofferenza.

Alla base invece, dopo qualche effusione scambiata tra Lincoln e Octavia, inaspettatamente ritorna ferito Nyko, un altro terrestre e amico di Lincoln. Purtroppo però alla base non ci sono strumenti medici necessari per far sopravvivere e curare Nyko. A quel punto Abby e gli altri, pur con tutte le difficoltà che potranno venirsi a creare, decidono di portarlo al Monte Weather per fargli una trasfusione di sangue. Si uniscono al gruppo anche Jasper e il medico aiutante di Abby che è consapevole dell'utilità logistica di risorse di Monte Weather. Ovviamente questo luogo dopo tutti gli eventi della seconda stagione non viene visto come un luogo pacifico bensì diabolico e di sventura. Saranno le parole di Nyko, una volta svegliato e fuori pericolo, a dare il giusto significato alle cose: "non sono i luoghi ad essere malvagi bensì gli esseri umani". Ci aspettiamo quindi di vedere delle evoluzioni interessanti riguardo questa situazione. Per quanto riguarda Jasper siamo ancora lontani dal vedere da parte sua un cambiamento, la morte di Maya è ancora troppo difficile da digerire e di certo essere tornato nel luogo dove tutto è successo non è di certo d'aiuto.

Quello che ancora fa a fatica a tornare in questo inizio di stagione riguarda il percorso di Jaha e Murphy, pur con la consapevolezza che i due attori che interpretano questi personaggi ci sanno fare, e non poco. La città della luce, stando a quello che abbiamo visto in "Wanheda Parte 2" è una città di plastica, quasi illusoria. Sembra un mondo parallelo quasi fosse Matrix, infatti l'unico modo per accedervi sembra essere quella pasticca blu offerta da Jaha a Murphy. A voi le conclusioni.

Jaha rispecchia perfettamente quello che è la città della luce, ossia un posto dove spariscono le sofferenze. E lui di sofferenze, a partire dalla morte del figlio, ne ha vissute tante. Murphy si mostra ancora diffidente alla causa, e non vuole saperne affatto. La sua storia all'interno di questa stagione proseguirà distante da Jaha e proseguirà al fianco di Emori. Qualcosa riguardo la regina della città della luce sfugge, non ci convince. Sappiamo bene che non esiste mondo o illusione che può far privare a l'uomo di provare la sofferenza. Staremo a vedere.

Scena madre dell'episodio è quella che coinvolge Clarke e Bellamy. Quest'ultimo imperterrito sembra essere disposto a fare di tutto pur di ritrovare Clarke. E ci riesce dopo essersi camuffato tra i soldati del ghiaccio in marcia. L'incontro tra i due amanti platonici è breve perché Roan immediatamente interrompe la loro reunion. Clarke implora Roan di lasciare stare Bellamy e si sacrifica dicendo che avrebbe qualsiasi cosa per lui in cambio della sopravvivenza dell'ex compagno. Roan sembra dargli retta ma lascerà comunque a Bellamy un ricordo su una gamba. Anche in quei pochi secondi l'intesa tra Bellamy e Clarke si è vista palesemente, i due riescono a dare un pathos non indifferente quando sono in scena. Gli autori però sembrano in qualche modo dare più attenzione a quello che succede tra Clarke e Lexa. Sarà solo un opinione ma Bellamy e Clarke sembra che dovranno ancora passarne delle belle prima di esplorare i rispettivi sentimenti.

Finito un incontro ne inizia un altro. Roan porta Clarke al cospetto di un volto più che conosciuto. Stiamo parlando appunto di Lexa, la quale ha architettato il tutto solo per poter avere un confronto con Clarke e chiederle aiuto. La reazione di quest'ultima, viste anche le scelte prese durante la fine della seconda stagione da parte di Lexa, non è delle migliori. Lexa anche se innamorata della ragazza sembra riuscire a mettere da parte l'orgoglio per la sua sopravvivenza, quel del suo popolo e quella della supremazia assoluta. Lei non è mai uscita dal discorso "siamo in guerra".

Insomma, le carte sul tavolo per una buona stagione ci sono. Le storie si intrecciano in maniera funzionale, si preparano i schieramenti da una parte e si fanno delle scelte dall'altra. Alcuni personaggi si allontano sempre di più geograficamente parlando e altri anche con l'anima; è dura andare avanti in un mondo dove niente è certo se non una cosa, uccidere per sopravvivere.

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