[TFF34] La Loi De La Jungle, la recensione
Demenziale come nulla che abbiate visto, La Loi De la Jungle conferma che nonostante l'inconstanza Peretjatko è un talento da non perdere di vista
Già La Fille Du 14 Julliet, passato a Cannes, aveva impressionato per la furia anarchica e l’umorismo surreale che sapeva mettere in campo anche se solo a tratti (era la storia di una coppia di amici che partono in vacanza per la festa della presa della Bastiglia ma il governo, causa crisi, revoca tutte le vacanze e in quello stesso giorno tutti devono rientrare per ricominciare a lavorare o andare a scuola), ora La Loi De La Jungle conferma i lampi di genio dell’umorismo di questo regista all’interno di film non sempre brillanti al 100%.
Per chiunque altro sarebbe un disastro ma in Peretjatko i lampi sono così luminosi da giustificare anche i bassi.
La sua furia materializza un umorismo demenziale ad un livello che il cinema americano non osa immaginare (uno che spacca in due non solo le singole scene ma la forma stessa del film e mette davvero alla prova ogni possibile logica) e quello europeo non ha mai saputo imitare, stavolta si concentra sulla Guinea Francese. Il protagonista vince un bando di collaborazione con lo stato e ovviamente è preso come stagista (“D’estate tutta la Francia è in mano agli stagisti!”) e spedito in Guinea Francese a supervisionare la costruzione di un ambizioso progetto: Gui-neve, un impianto sciistico al chiuso. Arrivato in loco troverà il nulla, l’inferno di umido e animali esotici e si perderà nella giungla con una donna (anch’essa stagista). C’è sempre del resto la peregrinazione con una bella donna nei film di Peretjatko, e questa è sempre Vimala Pons, leggera e pesante al tempo stesso, sensuale e demenziale, gambe armoniose e volto capace di far ridere, con lei è sempre amore e sesso che emerge dal casino, dall’insulso accumularsi di situazioni insensate, dall’anarchia che regna nei film di Peretjatko che si sposano con il desiderio di un’altra persona con cui sentirsi meglio.
È lui la prova che la comicità è davvero un’arte attraverso la quale far riflettere per paradossi. Che poi non tutto il film regga il ritmo indiavolato che questo regista ambizioso pensa di potergli imporre diventa un dettaglio.