TFF 32 - The Guest, la recensione

Un ospite carino e gentile che pare risolvere accende The guest, la sua forza invece è la capacità di Wingard di divertirsi con le storie di genere

Critico e giornalista cinematografico


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Nessuno dei film che Adam Wingard sta girando in questa sua prima parte di carriera potrà mai vincere uno dei maggiori festival o nemmeno finire in un concorso prestigioso, lo stesso le sue opere sono tra le più divertenti in circolazione. E questo nonostante non siano commedie.

Già You're next aveva dimostrato una vitalità all'interno delle regole del film d'assedio da applausi, una personalità nel mettere in scena e un desiderio profondo di associare al piacere e all'amore per il genere anche un certo divertimento, come se la lezione di Edgar Wright fosse stata assimilata e personalizzata: rispettare le regole e divertirsi con esse.

The Guest prende l'eterna storia dello straniero misterioso, lo sconosciuto accolto in casa i cui misteri lentamente si fanno sempre più inquietanti, il bel ragazzo, "l'amico di tutti" che piace ai genitori (era amico del figlio morto in guerra), conquista il secondogenito (menando i bulli che lo perseguitano e tirandolo fuori dai guai con la scuola) e seduce la primogenita. È però quest'ultima la prima a farsi venire dei dubbi, perchè negli script di Simon Barrett (lo sceneggiatore di fiducia con cui lavora sempre Wingard) sono le donne a combattere la minaccia, le più sveglie, attente, furbe e letali, le più determinate.

Nella prima parte arranca un po' e sembra trovare mille piccoli pretesti per tenere sveglia l'attenzione (le risse, le conquiste...) fino a che non arriva la seconda impetuosa sezione del film in cui Wingard è libero di tirare le fila non solo della storia (con lo svelamento che avviene al centro della trama) ma soprattutto del suo stile, liberando sia la violenza che l'umorismo, sia la maniera in cui guarda la mitologia del cavaliere della valle solitaria (lo straniero che viene a salvare tutto e tutti e poi se ne va) sia il peculiare contesto che ha scelto (una parte della provincia che sembra uscita da Napoleon Dynamite).

Più ci si avvicina al finale più il film perde ogni connotato di serietà e lentamente diventa un teen movie anni '80 dei più riusciti, quelli in cui i ragazzi hanno ognuno un loro punto di vista, ognuno un carattere particolare e nessuno si comporta come ci si aspetterebbe.

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