Gli indifferenti, la recensione | TFF38
Il romanzo di Moravia è attualizzato. Ma questo Gli indifferenti parla di una società completamente diversa e non trova che il senso più semplice
Forse per questo Leonardo Guerra Seràgnoli opera un cambiamento (non da poco) al finale. Tuttavia non sembra che così si sia salvato il senso, solo che si affermi la lettura più semplice e solita.
Il punto di tutto in questo film non è più tanto l’apatia, la noia e quel freddo distacco della classe borghese (fa capolino solo alla fine nella scena in costume) ma il desiderio di non perdere il proprio status, essere disposti a tutto per continuare a possedere quel che si ha, continuare a vivere come si è fatto fino ad ora.
Dei vari tentativi di aggancio con il presente meglio non parlare. Come già si era visto in Likemeback qualsiasi elemento di modernità è un segno di decadenza o al meglio un indicatore di vacuità come comanda la lettura più superficiale e luddista del presente (tecnologia=disumanizzazione). Carla, nella versione aggiornata fa la gamer, appoggiata dall’uomo che poi la insidierà e che usa l’attrezzatura per attirarla nel suo antro. E una scena “nel circolo più prestigioso di Roma” che li vede giocare a tennis con visori per la realtà virtuale mentre la videocamera si ribalta si qualifica diritto ai playoff per la scena più sciocca del 2020.
Nemmeno Edoardo Pesce, fedelissimo e rigorosissimo al servizio del film, può qualcosa, questo è ovviamente lo show di Valeria Bruni Tedeschi, prima in linea per un personaggio che è suo di diritto, una delle molte variazioni sullo stesso carattere che il cinema italiano le affida (com’è possibile che il nostro cinema abbia così tanto spazio per un carattere così specifico?).
Come spesso capita del romanzo è stato succhiato il contenuto, mentre la forma (che lo ha reso il caposaldo che è stato) non ha trovato un corrispettivo sia in armonia che in antitesi, che potesse dargli un senso. La confezione è tanto professionale quanto vuota. Così tanto che gli rimane solo la solita visione: decadenza della borghesia, culto dell’apparire, spietato cinismo di fronte alla sopravvivenza del proprio status. A chi interessa ancora?
Sei d'accordo con la nostra recensione di Gli indifferenti? Scrivicelo nei commenti dopo aver visto il film, che sarà disponibile in digital dal 24 novembre.