TFF 35 - They, la recensione

Nel corso di They raramente si parla del tema del film (la scelta della sessualità da assumere), ma pare che ogni cosa faccia da cassa di risonanza ai dubbi

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Proprio quando si sta per arrivare alla conclusione che il film non sta ingranando, They sterza e mette, finalmente, la seconda marcia, passando dall’essere in partenza ad essere effettivamente avviato. Il film di debutto di Anahita Ghazvinizadeh però non andrà mai più in là di così, e questa per certi strani versi, è la sua forza. Quel che in qualsiasi altro film sarebbe un difetto imperdonabile, non affrontare mai davvero il proprio tema, quello che si è scelto e intorno al quale si è pensata tutta la storia, qui ha una consonanza con la trama e una maniera così efficace di ragionare sul dubbio e la voglia di procrastinare che, se non altro, rende il film memorabile.

J. sta decidendo che identità di genere prendere. Né maschio né femmina, al momento assume ritardanti ormonali per scacciare la pubertà prima della decisione. Ormai però il tempo di una scelta si fa inevitabile e dovrà decidere a che operazione sottoporsi. La seguiamo lungo pochi giorni in cui, senza genitori, starà con la sorella e il compagno iraniano. L’introduzione forse troppo lunga (quasi 50 minuti!), sfocia in un soggiorno nella famiglia iraniana di lui, là con altri coetanei e meno coetanei, e persone esterne alla famiglia, sembra che They dimostri il medesimo pudore verso il proprio argomento che J. ha per la propria condizione.

Ogni qualvolta i discorsi casuali finiscono sul tema della sessualità, ogni qualvolta i bambini menzionano le parole “maschio” o “femmina”, lo spettatore ha un momento di sussulto e l’espressione così vulnerabile del protagonista diventa un paesaggio di dubbi e disagi.
È come se They fosse reticente a parlare della propria tematica e facesse di tutto per evitare il discorso. Mostra cene, giochi, balli, addirittura si interessa a storie e storielle di sorelle e amici che nulla hanno a che vedere con la questione principale intorno a cui gira tutto. E questa reticenza rispecchia quella di J., che alla fine come all’inizio incontrerà i medici e dovrà prendere una decisione che, a questo punto è chiaro, non è per niente decisa.

They racconta non solo l’indecisione, ma quella maniera in cui essa vola sopra la testa di chi deve compiere una scelta determinante senza essere pronto a farlo, la maniera in cui infesta la vita in ogni momento, e in cui sembra che il paesaggio esterno sia impermeabile ai problemi intimi dei singoli. E lo fa in una maniera difficile, originale che con il passare del tempo conquista.

Continua a leggere su BadTaste