TFF 35 - Seven Sisters, la recensione
Molto originale e molto familiare al tempo stesso, Seven Sisters è un ottimo film che non molla la presa sull'intreccio e la trama fino alla fine
Queste sono le premesse, il mondo grigio e disperato di Cuaron con i personaggi di Split di Shyamalan, 7 sorelle identiche interpretate tutte da Noomi Rapace. E il primo merito del film di Tommy Wirkola sta proprio nella maniera in cui questo dettaglio non è trasformato in un virtuosismo di personalità esagerate. Le 7 sorelle sono molto diverse ma più che altro per capelli e vestiti, meno per atteggiamenti. Alcune se non fosse per i dettagli visivi non si distinguerebbero. Questo mette in secondo piano la prestazione di Noomi Rapace (brava sì, ma più in come recita l’azione che come sfuma le 7 sorelle) e in primo piano una storia che è realmente piena di colpi di scena, ad un livello e con una frequenza cui non siamo più abituati.
Il felice incontro di uno script astuto e che sa bene quanto un buon ritmo e ottimo trovate d’azione, in questo caso, possano valere più di una trama priva di buchi, con la regia finalmente ispirata di Tommy Wirkola, che dirige senza perdere tempo, si appassiona ad ogni morte, ogni confronto e ogni strategia di fuga con la quale le sorelle cercano di liberarsi a vicenda, ha il suo suggello in alcune piccole ossessioni del film. Dita tagliate, spari in testa, confronti nei bagni, sono solo alcuni esempi di un film di fantascienza che ha un’identità precisissima e anche senza essere un capolavoro si distingue dalla massa immediatamente.