TFF 32 - N-Capace, la recensione

Il primo film italiano in Concorso al Torino Film Festival è un documentario surreale e spiritoso diretto e interpretato da Eleonora Danco

Condividi
Era stata una paziente sia per il Bellocchio de La balia (1999) che per il Moretti de La stanza del figlio (2001). Ma c'è chi ricorda Eleonora Danco addirittura nel cast di una dimenticata fiction Rai come E' proibito ballare (1989), prodotta dai fratelli Avati e con un tartagliante Gabriele Muccino al suo fianco tra gli attori. Un bel viso e una voce roca non lontanissimi da Valeria Golino. Forse è questo che l'ha sempre un po' fregata nelle gerarchie del cinema italiano.
La nostra Danco non è il Danko di Schwarzenegger anche se, come un panzer gentile, procede e domina in voce fuori campo e come corpo buffo in campo (anche in nudo integrale frontale; complimenti alla signora per la forma fisica) il primo film italiano in Concorso al Torino Film Festival 2014.

Si tratta del documentario surrealista N-Capace, da lei diretto e interpretato. Questa bella ragazzona slanciata e dal naso a becco di gufo se ne va in giro per Roma e per la zona di Terracina con il monte del Circeo imponente sullo sfondo a intervistare il padre, ragazzi, ragazze e vecchietti parlando di amore, sessualità, rapporti genitoriali, ambizioni professionali, morte, aldilà.

Un po' Comizi d'amore (1965) di Pasolini in cui si indaga sulla sessualità di generazioni divise da 60 anni di costume italiano (ma su una cosa gli italiani di ieri e di oggi sono d'accordo: la donna meno si concede sessualmente in giro... meglio è), un po' Cipri e Maresco in chiave di grottesco horror locale (c'è un divertente racconto finale sulla piaga della licantropia nella Terracina del dopoguerra con protagonisti il papà e un amico analfabeta molto Cinico TV), un po' autoritratto in autoanalisi con voice over a commento del passato della nostra Eleonora alla Alina Marazzi di Un'ora sola ti vorrei (2002).

Teste parlanti (tante interviste), siparietti (il papà e la sua badante vestiti da astronauti perché vivono in un universo a sé stante lontano dalla figlia problematica) e la Danco che mette in scena dei piccoli happening teatrali per le strade di Roma e Terracina facendosi aiutare da un cast di giovani spesso vestiti da antichi romani. La vedremo anche rotolarsi per terra e sbraitare contro la nuova urbanizzazione fighetta del verace quartiere romano del Testaccio dove lei andava a vedere i concerti nel 1994.

Se dicessimo che non è spiritoso e divertente, saremmo dei bugiardi. Se affermassimo che N-Capace è qualcosa di più profondo, saremmo dei pazzi. Il film è un dolce casino di voci e corpi senza un senso preciso. Lo vedi, ti fai una risata e poi basta.
Ci sono surrealismi morettiani (la Danco immersa in una vasca di confortanti biscotti ricorda il Michele Apicella che mangiava dal barattolo di Nutella gigante in Bianca) e alla Gondry (lei se ne va in giro con un lettone matrimoniale per le strade come in Se mi lasci ti cancello), piccoli incontri-scontri con il papà (non vuole rispondere a certe domande di natura sessuale della figlia, la quale pare divertirsi un mondo a pungolarlo bonariamente), epifanie comiche dell'ignorantone che ci fanno ridere perché ci sentiamo intellettualmente superiori a soggetti che dicono di preferire la moto Gp alla pittura. Il film non riesce ad andare oltre un certo bozzettismo di superficie così come anche l'incredibilmente sopravvalutato Sacro Gra di poco più di un anno fa.

E allora ci vien da pensare in chiusura anche con un filino di paura: ma non è che sarà l'ennesimo film italiano non memorabile a vincere un premio importante in un Festival prestigioso dopo i recenti Sacro Gra, Tir, La mafia uccide solo d'estate Le meraviglie? Perché anche se siamo solo all'inizio del Concorso e ne abbiamo visti poco meno della metà... la Danco la collochiamo nelle ultime posizioni della competizione torinese.
Con tutta la simpatia che sinceramente provoca questa stregaccia spiritosa nata e cresciuta a due passi da quella che fu la dimora della maga Circe.

Continua a leggere su BadTaste