TFF 32 - N-Capace, la recensione
Il primo film italiano in Concorso al Torino Film Festival è un documentario surreale e spiritoso diretto e interpretato da Eleonora Danco
La nostra Danco non è il Danko di Schwarzenegger anche se, come un panzer gentile, procede e domina in voce fuori campo e come corpo buffo in campo (anche in nudo integrale frontale; complimenti alla signora per la forma fisica) il primo film italiano in Concorso al Torino Film Festival 2014.
Si tratta del documentario surrealista N-Capace, da lei diretto e interpretato. Questa bella ragazzona slanciata e dal naso a becco di gufo se ne va in giro per Roma e per la zona di Terracina con il monte del Circeo imponente sullo sfondo a intervistare il padre, ragazzi, ragazze e vecchietti parlando di amore, sessualità, rapporti genitoriali, ambizioni professionali, morte, aldilà.
Teste parlanti (tante interviste), siparietti (il papà e la sua badante vestiti da astronauti perché vivono in un universo a sé stante lontano dalla figlia problematica) e la Danco che mette in scena dei piccoli happening teatrali per le strade di Roma e Terracina facendosi aiutare da un cast di giovani spesso vestiti da antichi romani. La vedremo anche rotolarsi per terra e sbraitare contro la nuova urbanizzazione fighetta del verace quartiere romano del Testaccio dove lei andava a vedere i concerti nel 1994.
Ci sono surrealismi morettiani (la Danco immersa in una vasca di confortanti biscotti ricorda il Michele Apicella che mangiava dal barattolo di Nutella gigante in Bianca) e alla Gondry (lei se ne va in giro con un lettone matrimoniale per le strade come in Se mi lasci ti cancello), piccoli incontri-scontri con il papà (non vuole rispondere a certe domande di natura sessuale della figlia, la quale pare divertirsi un mondo a pungolarlo bonariamente), epifanie comiche dell'ignorantone che ci fanno ridere perché ci sentiamo intellettualmente superiori a soggetti che dicono di preferire la moto Gp alla pittura. Il film non riesce ad andare oltre un certo bozzettismo di superficie così come anche l'incredibilmente sopravvalutato Sacro Gra di poco più di un anno fa.
E allora ci vien da pensare in chiusura anche con un filino di paura: ma non è che sarà l'ennesimo film italiano non memorabile a vincere un premio importante in un Festival prestigioso dopo i recenti Sacro Gra, Tir, La mafia uccide solo d'estate e Le meraviglie? Perché anche se siamo solo all'inizio del Concorso e ne abbiamo visti poco meno della metà... la Danco la collochiamo nelle ultime posizioni della competizione torinese.
Con tutta la simpatia che sinceramente provoca questa stregaccia spiritosa nata e cresciuta a due passi da quella che fu la dimora della maga Circe.