TFF 32 - Mange Tes Morts, la recensione

Arrivano in Concorso al Torino Film Fest 2014 i pazzi fratelli Dorkel della saga gitana Mange Tes Morts. Film fantastico diretto da Jean-Charles Hue

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Il regista dei gitani non è più Tony Gatlif (Gadjo dilo - lo straniero pazzo) ma Jean-Charles Hue il quale dà un seguito thriller alla saga della famiglia Dorkel cominciata nel 2010 con La BM du Seigneur. Si tratta di Mange Tes Morts, interessante dramma criminale ambientato nel mondo dei gitani in una landa desolata dove i fratelli Dorkel vivranno una notte molto particolare. E' una fortissima proposta in Concorso per qualche premio che conta al Torino Film Fest 2014.

Poco prima che il diciottenne Jason venga battezzato dal gruppo dei "cristiani", il fratello Dorkel più grande, Fred, torna dal carcere dopo ben 15 anni. Ha gli occhi da matto e ancora vuole correre come uno spericolato con la sua macchina. Si è sacrificato per i fratelli più piccoli? E' andato in galera per un incidente o per la sua incoscienza? Sappiamo che vive nel culto di un papà che si è schiantato a 300 km orari contro i posti di blocco della polizia praticamente vaporizzandosi come ogni vero gitano dovrebbe fare pur di non farsi ingabbiare dalla società dei non-rom.

"Noi non siamo spacciatori, siamo ladri!" urlerà Fred orgoglioso in un momento cruciale di questo bel film. Fin dal minuto 1 siamo sempre con i fratelli Dorkel e con loro viaggeremo veloci tra sterpaglie, tendoni tirati su all'improvviso, gergo rom (racli= ragazza; gagè= chiunque non sia un rom ed è inteso in senso dispregiativo come il "babbano" nel mondo di Harry Potter) e rapporti tesi. Fred è fratellastro di Jason ma gli vuole un bene dell'anima. Mickael è il Dorkel di mezzo soppiantato come leader dopo il ritorno di Fred (e infatti rosica e non ama affatto Jason) mentre c'è anche un cugino mezzo albino che ha aderito più degli altri al gruppo dei "cristiani", setta molto cresciuta in popolarità dentro la comunità da quando Fred è andato in gattabuia.

I quattro parlano in continuazione, bisticciano, poi si abbracciano, poi litigano di nuovo e bisogna dire che nei primi 60' minuti ti può venire anche mal di testa per quanto la famiglia Dorkel sia ipercinetica e veloce di lingua e di gas (moto e macchine usate come simboli di velocità e destrezza). Si sappia che questi attori sono tutti dei veri rom il cui nome spesso coincide con quello del loro personaggio (il corpulento Frédéric Dorkel ha una presenza scenica impressionante) e si sappia pure che per i francofoni il film viene comunque doppiato per via del vocabolario sinti usato dai protagonisti.

Eccentricità antropologica di un mondo distante da noi a parte, il film funziona alla grande come può funzionare Rocco e i suoi fratelli e The Fighter. Questi tre fratelli + cugino in scena sono pregnanti e vuoi davvero vedere come va a finire dopo che l'irrequieto, e probabilmente dannato, Fred ha convinto gli altri ad andare a compiere un furto di rame dopo che Mickael gli ha restituito la fiammante vettura che lo ha aspettato per 15 anni dentro una cava gestita da un meccanico lunatico di nome Tintin.

Ci saranno sparatorie, inseguimenti alla Fast & Furious, rapine, confronti con la polizia dove Fred urlerà al mondo la sua piena accettazione di un destino tragico che sa anche di redenzione. Forse il suo modo di concepire l'essere gitano è al tramonto. Forse quei "cristiani" stanno portando una nuova visione alla quale lui non vuole aderire. Ultimi 20 minuti magistrali. Vogliamo vedere ancora i Dorkel in un prossimo film e considerato che questo Mange Tes Morts ha fatto un bel viaggio intorno al mondo partendo dalla Quinzaine des Réalisateurs dell'ultimo Cannes (il regista ha vinto il premio Jean Vigo), non è da escludere che Jean-Charles Hue ci regali in futuro un nuovo capitolo di questa avvincente saga familiare gitana.

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