TFF 32 - Anuncian Sismos, la recensione

E' arrivato il film più brutto del Concorso del Torino Film Fest: l'argentino Anuncian Sismos. Adolescenti depressi che però sembrano divertirsi un mondo

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È arrivata la squadra cuscinetto del Concorso del Torino Film Fest 2014. Si intitola Anuncian Sismos (letteralmente: Si prevedono terremoti) ed è un lungometraggio diretto dalle registe Rocío Caliri e Melina Marcow, qui all'esordio.

Siamo nel nord dell'Argentina dove in una scuola molto particolare si cerca di recuperare attraverso l'educazione musicale, e la formazione di una band, un gruppo di adolescenti colpiti da una tragedia familiare rappresentata dal suicidio di uno dei loro cari. Tema importantissimo, pessimo svolgimento.

In soli 68 minuti di racconto non capiamo mai bene cosa succede per quanto è sconclusionata la regia e la direzione di un cast di giovani attori che avrebbero pure delle belle facce. Il film è corale ma con il passare dei minuti esce fuori come protagonista il tredicenne malinconico Mariano, leggermente strabico, con sorella suicida, fratello teledipendente e madre che colleziona barattoli di pomodori e la tendenza ad avere scatti di rabbia (picchierà un compagno) uniti all'ossessione di spiare con un bincolo il via vai dentro un cimitero di campagna.

Seguiremo Mariano per quasi tutto il film. Lui sembra sempre molto meno traumatizzato di quanto il film voglia convincerci visto che si fidanza al volo con una bella compagna di scuola (con tanto di bacio iperomantico presso una sgargiante cascata), gioca con gli amici e spesso assume il ruolo di leader all'interno del gruppo di coetanei sulla carta depressi ma dal vivo estremamente vitali. Non ci sono solo parenti di suicidi ma simulatori degli stessi (vi ricordate il macabro hobby del protagonista di Harold e Maude?), fratelli di desaparecidos (ma non aspettatevi nessun accenno alle ferite storiche dell'Argentina), figli in fuga da casa. Il corpo docente sembra composto da totali babbei, compreso un insegnante di musica capellone fissato con la famosa sigla del serial tv nordamericano A-Team. Sentiremo quelle note inconfondibili anche sui titoli di coda. Scelta veramente sconcertante.

L'assunto è da drammone ma tutti sembrano vivaci e più felici di quanto dovrebbero. La regia, ripetiamo, è quanto di più snervante possa esserci al cinema. Ogni scena è ripresa e montata per cercare un racconto ipercinetico e sintetico. Brutto film. Può capitare anche al Torino Film Fest.

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