Texas Killing Fields – La recensione
[Venezia 2011] Ami Canaan Mann, figlia di Michael Mann, delude qualsiasi aspettativa e firma un thriller anonimo e traballante...
Quando un film su un serial killer è prodotto da Michael Mann e diretto da sua figlia Ami Canaan che, anche se quasi nessuno prima d’ora la conosceva (ma ha girato già un lungometraggio mai distribuito nel 2003), i lavori del papà li avrà visti tutti e qualcosa la dovrà pur avere imparata, allora è logico che le aspettative di chi si siede in sala siano piuttosto alte.
Due poliziotti sono sulla scena di un delitto. La vittima è una ragazza uccisa sul bordo di una strada. Nel frattempo, nella contea accanto, una detective è stata appena chiamata dalla centrale per andare a controllare un’auto abbandonata che si teme possa essere il luogo in cui è avvenuto il rapimento di un’altra ragazza. Si tratta di due indagini separate, il rapimento e il delitto, ma il sospetto che ci possa essere un filo che li lega è chiarissimo. Chi è che sta gettando nel terrore Texas City e le zone limitrofe?
A mancare è poi soprattutto il mistero. Tutti i personaggi che appaiono all’inizio della vicenda sono o saranno coinvolti. C’è il rapimento che ti aspetti, ci sono i cattivi che ti aspetti e i martiri che ti aspetti. Il simbolismo cristiano è butatto lì senza convinzione così come qualsiasi discorso sulla provincia a stelle e striscie. E se Sam Worthington sembra avere fatto almeno due passi indietro a livello di carriera con questo compitino senza infamia e senza lode (un po’ sopra la media è giusto l’inseguimento con sparatoria), guardare ogni volta il volto dello scialbo Jeffrey Dean Morgan porta subito a pensare a quanto il suo "sosia" Javier Bardem avrebbe sicuramente saputo fare meglio. La sempre più lanciata e rossissima Jessica Chastain ha invece il giusto physique du rôle per vestire i panni della poliziotta dura e pura, ma il suo ruolo viene sacrificato a favore di una resa dei conti tutta al maschile.
Peccato, così come è un peccato questa intera produzione. Si vede senza noia, ma date le premesse, ci si aspettava davvero un’altra cosa.