Tex Romanzi a Fumetti vol. 9: L'uomo dalle pistole d'oro, la recensione
Abbiamo recensito per voi il nono volume di Tex Romanzi a Fumetti: L'uomo dalle pistole d'oro
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Lo scorso 28 febbraio è arrivato in edicola e in fumetteria il nono appuntamento con Tex Romanzi a Fumetti, collana di cartonati alla francese targata Sergio Bonelli Editore che si è sempre distinta come eccezionale caleidoscopio di stili e stilemi, offrendoci interpretazioni inusuali ma al contempo entusiasmanti di Aquila della Notte. Ciò non lo si deve soltanto al formato, che lascia piena libertà creativa alle firme all'opera, ma anche all'alternarsi di scrittori e di illustratori provenienti dalle più disparate scuole ed esperienze.
Il titolo della storia riporta alla mente L'uomo dalla pistola d'oro, film del 1974 appartenente all'intramontabile saga dell'Agente 007. Nella pellicola diretta da Guy Hamilton, così come in questo fumetto, il protagonista è alle prese con uno spietato killer il cui tratto distintivo è l'utilizzo di armi da fuoco coniate con il metallo più prezioso. Se il lungometraggio, a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Ian Fleming, può avere in qualche modo stimolato la fantasia dello sceneggiatore di origini sarde, le similitudini tra i due soggetti si esauriscono qui.
Ne L'uomo dalle pistole d'oro il vero protagonista non è il titolare della serie, bensì l'inseparabile Kit Carson. La faccenda risale alla Guerra d'indipendenza del Texas e riguarda il capo di una banda di spietati criminali messicani: Juan Gonzales, detto Golden Guns. L'uomo è divorato da un'implacabile sete di vendetta nei confronti di quei ranger che lo avevano braccato molti anni prima; tra di essi militava un giovane Carson, che insieme a Tex si getta sulla scia di sangue tracciata dai cadaveri dei vecchi amici, trucidati uno dopo l’altro.
A differenza di quanto siamo abituati a leggere sul mensile, Ruju non lascia pressoché spazio a dialoghi mordenti e a gustosi battibecchi tra i due pards. La vicenda è altamente drammatica, cruda e i toni sono cupi, formali. Non c'è posto nei pensieri dei nostri eroi per alcun tipo di ironia o di atteggiamento scanzonato: la minaccia è grave e il nemico sembra davvero formidabile.
Gonzales è infatti caratterizzato da un'aura di violenza folle e una presenza scenica imponente, grazie alla superba rappresentazione fisica di Guéra, il quale ci offre la sua personalissima interpretazione di Tex e Carson. Quest'ultimo appare più magro, duro e giovane del solito, con ancora i capelli e i baffi scuri. È una licenza grafica che possiamo concedere all'artista serbo, capace di regalarci uno spettacolo visivo dominato dal dinamismo delle tavole, traboccanti della roboante azione richiesta dall'impeccabile script di Ruju.