Tex Romanzi a Fumetti 3: Painted Desert, la recensione

Dopo Frontera! Mauro Boselli firma i testi di Painted Desert, che vede alle matite una delle colonne storiche di Dylan Dog: Angelo Stano

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dopo Frontera! è ancora Mauro Boselli a firmare i testi di Painted Desert, che vede alle matite una delle colonne storiche di Dylan Dog: Angelo Stano. Il terzo cartonato alla francese della giovane testata Tex Romanzi a Fumetti, ci offre quindi la possibilità di ammirare al lavoro un altro talento di assoluto livello e insolito per il nostro ranger. Il risultato tuttavia, proprio per il volere del disegnatore è, tra quelli finora visti nella prestigiosa e sperimentale collana, il più vicino agli stilemi che siamo abituati a ritrovare sulla serie regolare: una storia che non deluderà nessun fan del personaggio, quelli legati alla tradizione e gli amanti dell'innovazione.

Ma veniamo alla vicenda, pensata dal suo scrittore per esaltare le doti di Stano e farcelo scoprire anche come straordinario colorista. Come si evince dal titolo, l'ambientazione è il consueto terreno di casa di Tex, nello specifico la regione desolata dell'Arizona nord-orientale. Nei suoi panni navajo, Aquila della Notte, insieme all'amico e pard Tiger Jack, si imbatte nello sceriffo della città di Triumph, nel confinante New Mexico. L'uomo è in fin di vita dopo un'imboscata tesagli dai criminali che stava inseguendo. Tex decide con la solita fermezza di mettersi a caccia dei banditi e lungo il cammino i tre si imbattono in piccola comunità Hopi da poco depredata proprio dai malviventi che stanno cercando. Questi non si sono accontentati di cibo e acqua, hanno torturato il membro più piccolo della famiglia per ottenere che il nonno facesse loro da guida nel Deserto Dipinto. Sono diretti misteriosamente verso l'abbandonato pueblo della leggendaria Sombra Verde.

Lo avrete capito, si tratta di un soggetto classico e di una collocazione temporale nella continuity attuale, a differenza delle due precedenti graphic novel, incentrate sulla gioventù del protagonista. Anche la sceneggiatura possiede un ritmo e una prospettiva ben riconoscibile dai lettori abituali, seppur sia stata abbandonata la tipica soluzione bonelliana della tavola, per abbracciare la gabbia a 12 vignette franco-belga, ideale per il formato del volume.

Sull'ennesima, avvincente avventura che il Bos sembra partorire con estrema facilità, merita soffermarsi sull'apporto grafico dato da Stano. Il talento e il mestiere dell'artista di origini pugliesi, sono riassumibili nella sua raffigurazione di Tex che riesce a omaggiare l'icona foggiata da Aurelio Galleppini, senza sacrificare nulla del proprio personalissimo stile. Perfettamente a suo agio tra cavalli e dune, indiani e cowboy, si dimostra abile esperto di luoghi assolati, di vignette luminose, cosi come lo siamo abituati a vedere districarsi tra ombre e oscurità con il suo Old Boy.

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