Tex Magazine 2018, la recensione
Abbiamo recensito per voi Tex Magazine 2018, di Cajelli, Faraci, Mignacco, Vannini e Bruzzo
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il terzo appuntamento con la nuova formala editoriale dell'annuale che dal 2016 ha sostituito l’Almanacco del West è arrivato in tutte le edicole lo scorso 25 gennaio. Tex Magazine 2018 offre, com'è consuetudine, tanti articoli sul genere western, l'ormai classica rubrica Susy & Merz di Paolo Bacilieri e Giorgio Giusfredi e, ovviamente, due storie a fumetti.
Luca Vannini, dopo l'esperienza su Color Tex 8, torna ai disegnare la creatura di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini. Questa volta, tuttavia, sono rigorosi bianchi e neri i toni attraverso cui l'artista romano offre una prova di dinamicità e di plasticità davvero esuberante; notevole il suo lavoro con matita e china, che dà luogo a tavole intense come il volto iconico dei personaggi primari e di quelli di contorno, colti in un'infinità di sfumature espressive. È il degno supporto artistico per una trama ricca di accadimenti e giocata su un enorme imprevisto, il quale dà il via a un intreccio in continuo divenire.
Interessante e originale è, inoltre, la caratterizzazione di colui che è a tutti gli effetti il co-protagonista della vicenda, Archibald Leyton, carcerato esemplare che vuole essere riaccompagnato nella prigione di Rockfort per finire di pagare il suo debito con la giustizia.
Nel secondo episodio dell'albo, L’anima del guerriero, un senatore di Sergio Bonelli Editore come Luigi Mignacco ci propone una storia dai contenuti decisamente più drammatici, completamente dedicata a Tiger Jack. È la prima avventura in solitaria del pard navajo di Tex e comincia con una rissa in un trading post, dove l'indiano viene insultato, aggredito verbalmente e fisicamente. Ciò che appare agli inizi solo l'ennesima, spregevole discriminazione nei confronti di un nativo americano, si trasforma in una resa dei conti che nasconde motivazioni profonde.
Mignacco ci mostra l'altra faccia del compassato e discreto fratello di sangue del Nostro, quella di un formidabile combattente e uomo. Un autore poliedrico e versatile qual è Gianni Bruzzo ne scolpisce un'immagine statuaria, imperturbabile di fronte a ogni pericolo ed emozione, così come appare nella splendida copertina di Claudio Villa, al fianco di Aquila della Notte.