Tex d'Autore 1: L'eroe e la leggenda, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero di Tex d'Autore: L'eroe e la leggenda, firmato da Paolo Eleuteri Serpieri

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

È stata una lunga attesa dall'annuncio avvenuto la scorsa fiera a Lucca, ma finalmente possiamo sfogliare con piacere L'eroe e la leggenda di Paolo Eleuteri Serpieri. Inizialmente provvisorio, sembra consolidato con l'uscita dell'elegante cartonato il titolo della nuova collana annuale dedicata al nostro ranger: Tex d'Autore; anche se dai dati in seconda pagina risulta come undicesimo volume dei semestrali Romanzi a Fumetti. Le più grandi firme in circolazione vi si cimenteranno esenti da vincoli e restrizioni legati agli schemi tradizionali di sviluppo del soggetto. Mauro Boselli, l'attuale editor responsabile del personaggio nonché suo principale sceneggiatore, lo spiega chiaramente nella bella introduzione all'inizio del libro, Tex: Mito o realtà? La natura anomala di questo episodio richiama alla mente la vecchia linea Elseworlds della DC Comics, in cui i protagonisti sono collocati in ambientazioni, luoghi e tempi diversi, fuori dalla cosiddetta continuity, ma immersi in contesti molto suggestivi.

Il maestro Paolo Eleuteri Serpieri si diverte infatti a raccontare gli anni di Tex Willer che conosciamo davvero poco. Sappiamo appena dei suoi lontani trascorsi da fuorilegge. L'autore ce lo mostra come uno spirito libero, infiammato da quei principi di giustizia ed equità che tutti conosciamo, da quel coraggio e altruismo, accentuati dagli ardori della gioventù. Qui è ancora un diamante grezzo, un frutto acerbo. È come un vino straordinario ma troppo immaturo, che deve invecchiare. Se i fan di lunga data condivideranno tale chiave interpretativa, non faticheranno a riconoscere il loro beniamino, che l'età adulta affinerà nell'attuale icona Bonelli. A partire all'aspetto, l'artista di origini veneziane ne sottolinea in modo incisivo il carattere, quello di un ribelle; un ragazzone dai lunghi capelli sciolti e dall'abbigliamento che ricorda nei colori quello tradizionale ma nei dettagli una via di mezzo tra un bandito e un trapper.

Per vendicare il massacro di donne e bambini indiani del suo popolo adottivo è sulle tracce di Luna Nera, il capo dei Comanche, responsabile dell'eccidio. Ha riunito sotto il suo comando anche i Kiowa e ha dichiarato guerra senza quartiere all'uomo bianco e a tutti coloro che non si schiereranno dalla sua parte, come le pacifiche tribù Navajo, nella quale il Nostro è già ben integrato e rispettato anche da quelle rivali come Aquila della Notte. A fare i conti subito con la sua sete di vendetta sono i membri di un banda di Comanchero, trafficanti di origine spagnola che acquisirono quell'appellativo proprio per i commerci, soprattutto di armi, con le popolazioni dei nativi locali, tra il New Mexico e il Texas. Con l'arrivo della cavalleria federale accompagnata dall'esploratore Kit Carson, assistiamo al fondamentale incontro tra i due futuri amici fraterni.

Tutta la vicenda, va detto, è rivissuta da un misterioso vecchio e riportata a un giornalista in erba, nel 1913. Il primo dice di chiamarsi come l'inseparabile pard e il secondo viene indicato come un certo dottor Bonelli, un omaggio al padre di Sergio, creatore di Tex. Ora, l'autentico Christopher Carson era morto nel 1868 mentre Gianluigi Bonelli, nato nel 1908, avrebbe avuto solo tre anni. Si tratta ovviamente di un anacronismo voluto da Serpieri per fondere la leggenda con la verità storica, lui che dimostra un'attentissima documentazione nell'aderenza dei suoi contenuti al periodo narrato. È un espediente per confondere positivamente il lettore e aumentare se possibile, la carica poetica di quest'opera, in cui la fisicità dei corpi, l'esuberanza degli spazi e la dinamicità della scena, come il drammatico duello finale tra Tex e Luna Nera, diventano modello di tecnica illustrativa. Ci vogliono ricchi e voluminosi balloon per riportare il lettore dalla dimensione pittorica a quella fumettistica ma il confine rimane flebile, mentre netta è la sensazione di una avvincente fiaba per adulti.

Continua a leggere su BadTaste