Tex 690: Le schiave del Messico, la recensione
Abbiamo recensito per voi Tex 690: Le schiave del Messico, di Pasquale Ruju e Giuseppe Prisco
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Per il terzo mese consecutivo, Pasquale Ruju firma i testi del mensile regolare di Tex, confermandosi come la penna più prolifica del ranger, per quanto riguarda la stretta attualità; seconda solo a quella del suo editor, Mauro Boselli.
La vicenda vede il protagonista oltrepassare la frontiera messicana, cosa accaduta non di rado in passato, sulle tracce di Reynaldo Saldivar, uno spietato bandito locale. L'intreccio si complica quando entra in scena la bella e sfortunata Anita, vittima insieme alla sorella, e ad altre ragazze del posto, del pericoloso criminale.
Al suo fianco, come in mille altre avventure, cavalca il suo pard più iconico: Kit Carson. Ruju dimostra di conoscere alla perfezione i meccanismi semplici e irresistibili di rispetto, affetto e bonaria canzonatura che lega i due amici di vecchia data; ce ne restituiscono la più genuina essenza i dialoghi impeccabili e l’atteggiamento coraggioso e saggio, elementi che contraddistinguono da sempre i due imbattibili cowboy.
Le schiave del Messico, introdotto dall'ennesima splendida copertina di Claudio Villa, è questo e molto altro: è anche e soprattutto un compendio di come fare un buon fumetto - e non solo di genere western - a partire da una trama solida e da una sceneggiatura impeccabile, il cui ritmo e la fluidità sono frutto di talento ma anche di tanta esperienza e applicazione.
Alla qualità dei testi di questo albo risponde il valore indiscutibile dei disegni affidati a Giuseppe Prisco. Pare incredibile per la padronanza dei soggetti che l’artista campano, un veterano di Zagor, sia al suo esordio assoluto su di una storia di Aquila della Notte.
I fan dello Spirito con la Scure lo conoscono e apprezzano da tempo per il suo tratto graffiante e particolarmente espressivo, capace di esaltarsi nelle vignette più complesse, come il riverbero di un fuoco su una roccia in lontananza o la straordinaria maschera di Carson, illuminata da un falò da campo.