Tex 683: La prigioniera del deserto, la recensione
La prigioniera del deserto è la seconda parte della storia di Tex che riporta in scena Lupe Velasco
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Dopo aver rappresentato l'incantevole figlia, la giovane Luz, nell'albo precedente, Alessandro Piccinelli dà volto e corpo alla madre nel pieno della maturità. Il talento straordinario dell'artista comasco sottolinea l'importanza di questo evento ricordandoci che siamo in presenza della prima fidanzata di Tex, uno dei comprimari femminili più importanti dell'intera saga western, seconda solo alla moglie del protagonista, Lilyth.
Con questo non vogliamo certo sminuire il ruolo di Mauro Boselli, uno dei migliori scrittori di fumetti in circolazione. Occorreva una storia di peso, dai risvolti imprevisti e dagli sviluppi per nulla scontati, per restituirci al meglio Lupe Velasco. L'autore milanese ha colto nel segno, soddisfacendo le aspettative e intessendo una trama suggestiva e articolata.
Non resteranno delusi neppure coloro che ai flashback, all'amarcord e agli intrighi preferiscono una generosa dose di zoccoli, cazzotti e piombo: c'è posto per i quattro pards al completo sotto ai riflettori, dove spicca il ruolo interpretato nell'avventura da Kit Willer, che dà prova di essere ormai un esperto cavallerizzo e cowboy.
Ne avevamo avuto i sentori leggendo Il ritorno di Lupe e riceviamo ora la conferma con La prigioniera del deserto: i due racconti compongono l’ennesimo tassello imperdibile del fumetto più amato dagli italiani.